Omelia di Domenica 8 giugno 2025 - Pentecoste, Anno C

All’inizio della Messa abbiamo pregato così: O Padre, che santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo. Sono parole che dicono che l’azione dello Spirito Santo è dappertutto, nessun angolo della terra escluso. E questo ci fa dire: il nostro è un Dio che ha cuore tutti e non alcuni soltanto. Una caratteristica di Dio è la sua universalità. Dio ha dei prediletti? Sì, tutti. La festa di Pentecoste che oggi celebriamo ci ricorda che di Dio nessuno ha l’esclusiva, né il monopolio.

Omelia di Domenica 1 giugno 2025 - Ascensione del Signore, Anno C

Sia la prima lettura che il Vangelo ci hanno raccontato l’ascensione di Gesù al Cielo, a 40 giorni dalla resurrezione. Cito il testo del Vangelo: Li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e venne portato su, in cielo. Due volte ricorre la parola ‘benedizione’. Ringraziamo Luca, che a differenza degli altri evangelisti, s’è ricordato di annotare che la salita di Gesù al Cielo fu accompagnata da una benedizione. Pensate, l’ultimo gesto della vita terrena di Gesù fu una benedizione. Si congedò dal mondo benedicendo.

Omelia di Domenica 25 maggio 2025 - VI Domenica di Pasqua

Questa mattina la mia omelia prende le mosse dalla prima lettura: ci ha parlato di tensioni e accese discussioni, all’interno delle prime comunità cristiane. Provo a dire con parole mie cos’era successo. Dovete sapere che i primi cristiani erano di duplice provenienza: c’era chi proveniva dalla religione ebraica e chi proveniva dal paganesimo. I provenienti dalla religione ebraica volevano che si mantenessero tante delle norme prescritte da Mosè. Invece i cristiani convertiti dal paganesimo non ne volevano sapere di questi “gioghi”, così li chiamavano. Solo che, pure gli apostoli non battevano pari tra loro.

Omelia di Domenica 18 maggio 2025 - V Domenica di Pasqua

“Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri.” Sono un gioiellino queste parole di Gesù. Sono parole che ci parlano di un distintivo, di un segno di riconoscimento (da questo tutti sapranno...). Verremo riconosciuti come gli amici di Gesù se ci ameremo. Attenti però, se ci ameremo alla maniera di Gesù. Cristiano non è colui che ama, ma colui che ama alla maniera di Gesù.

Omelia di Domenica 11 maggio 2025 - IV Domenica di Pasqua

Due riflessioni vi offro questa mattina: una prende spunto dal Vangelo, l’altra dalla giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che proprio oggi celebriamo.
* Parto dal Vangelo. “Io sono il buon pastore”, così ci ha detto Gesù. E’ un linguaggio simbolico che significa: noi cristiani siamo l’amato gregge di un pastore buono, che è Gesù. Dovremmo essere tutti pastori per capire fino in fondo la forza di questa immagine. Gli abitanti delle grandi città che solo per Tv o in illustrazioni vedono pecore, greggi e pastori, non sospettano minimamente il legame di intimità che c’è tra pastore e pecore.

Omelia di Domenica 4 maggio 2025 - III Domenica di Pasqua

Il Vangelo di ogni domenica è sempre un regalo che ci arriva. Il brano di oggi ha al suo centro un’esclamazione: è il Signore! E’ il grido con cui l’apostolo Giovanni riconosce che l’uomo che sta sulle rive del lago di Tiberiade è Gesù. Mi vien da dire: Giovanni, insegna anche a noi a riconoscere la presenza del Signore nelle situazioni poco chiare della nostra vita. Donaci la tua capacità avvertire la presenza di Lui attorno a noi. Questa domenica ci consegna una domanda: ci sono nella nostra vita episodi che ci fanno dire ‘ma qui c’è il Signore? Qui c’è Lui!?’ Esclamazioni così possiamo averle durante un corso di esercizi spirituali o durante un pellegrinaggio o durante una bella esperienza comunitaria o innanzi a panorami mozzafiato. Sappiamolo: se nel fare certe esperienze ci vien da dire: “ma qui c’è il Signore! Qui c’è Lui!” rallegriamoci, perché è segno che abbiamo una fede in salute.

Omelia di Domenica 27 aprile 2025 - II Domenica di Pasqua

Una cosa che colpisce del vangelo di questa domenica è il mostrare da parte di Gesù appena risorto, le sue piaghe. Perché questa esibizione? Era così necessario? Pensate: sul corpo di Gesù risorto, rimasero le ferite del venerdì santo. Quelle piaghe non vennero cancellate. Il perché credo che sia questo: se Gesù morì crocifisso per amore nostro, le piaghe sul suo corpo erano la dimostrazione, la prova, che Egli ci amò sul serio e non solo a parole. Mostrando piedi e mani ancora piagati, Gesù voleva dire: Il perdurare nel mio corpo delle ferite alle mani e ai piedi è il segno che non finisce per me il tempo di amarvi. Il mio amore per voi continua. Dunque, quelle ferite rimaste erano il segno di un amore che continuava, di un amore incancellabile. Vi faccio tre esempi di amore corporeo.

Giovedì Santo

Nel vangelo abbiamo ascoltato queste parole: “si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano, poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli.” Pensate, noi crediamo in un Dio che più che farmi da  padrone, si mette lì a lavarmi i piedi, cioè a servire la mia vita. Gesù quella sera lavò i piedi agli apostoli, esattamente come oggi un gesto così si compie in tante case. Ci sono uomini e donne che, mentre noi siamo qui a celebrare, stanno lavando i piedi o le parti intime del corpo, a malati che non riescono più a farlo da sé. Ci sono genitori che lavano i loro figli disabili. Ci sono uomini e donne che negli ospedali sono piegati a servire i corpi di malati allettati. Sono situazioni che probabilmente arriveranno a riguardare anche i nostri corpi.
Ma entriamo più dettagliatamente nel gesto di Gesù.

Omelia di Domenica 6 aprile 2025 - V Domenica di Quaresima

Una donna e Gesù: ecco i protagonisti principali del Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima: una donna sorpresa in peccato di adulterio, che Gesù perdona e a cui Gesù evita l’uccisione per lapidazione, perché questa era la pena prevista per chi faceva quel che lei fece. Un Vangelo quindi tragico, finito bene, grazie a Gesù. Mi soffermo su qualche passaggio del racconto.

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