“Comincia l’Esodo: quando torneremo saremo egiziani, oppure popolo di Dio”.
Quella frase mi rimbomba dentro, all’improvviso. Inginocchiato sul mio sacco a pelo in mezzo al Campo da Graça di Lisbona, sento la mano di Giorgia che stringe la mia. Forse ha percepito che dentro di me è successo qualcosa. Tengo gli occhi chiusi, le orecchie tese. Intorno a me c’è quel silenzio che solo un milione di cristiani riuniti in preghiera riesce a generare, lo stesso silenzio del Campus Miseriordiae di Cracovia, sette anni fa. Quella parola apparsa senza avvisare se ne sta lì, sospesa sopra un deserto di voci che tacciono. Con i maledetti riflettori che illuminano a giorno la notte lusitana premuti sulle palpebre e lo sciabordio della risacca in lontananza, ripenso alla scena di qualche ora prima.

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