Omelia di Domenica 18 maggio 2025 - V Domenica di Pasqua
“Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri.” Sono un gioiellino queste parole di Gesù. Sono parole che ci parlano di un distintivo, di un segno di riconoscimento (da questo tutti sapranno...). Verremo riconosciuti come gli amici di Gesù se ci ameremo. Attenti però, se ci ameremo alla maniera di Gesù. Cristiano non è colui che ama, ma colui che ama alla maniera di Gesù.
Se io in giro vedo un carabiniere o un vigile, perché li riconosco? Per la loro divisa. Così noi cristiani: abbiamo un distintivo (interiore), un segno di riconoscimento (interiore), una divisa (interiore): l’amore reciproco. Ma ripeto, il testo evangelico è chiaro: “Amatevi come io vi ho amato.” E’ importantissimo l’avverbio come. Grazie a Dio amano anche i non credenti e i credenti di altre religioni, ma i cristiani hanno un marchio inconfondibile: amano come ama Gesù, amano alla maniera di Gesù, amano con l’amore stesso di Gesù. Verremo identificati come veri cristiani se la gente capirà che il nostro non è un amore qualsiasi, ma un amore che ha il sapore, il profumo, la luce dell’amore di Gesù. Non siamo chiamati a dire l’amore o a parlare di amore, siamo chiamati a essere amore. Dico così, perché non basta fare cose buone, occorre essere buoni. Ci sono persone talmente prese dal fare il bene che non trovano il tempo di essere buone. Essere persone buone e fare cose buone non è la stessa cosa. L’amore è innanzitutto un cuore buono, a cui poi segue un gesto, un’azione, una scelta. Uno può essere della Caritas... fare la carità... ma senza carità. Oggi Gesù ci dice: amatevi tra di voi, amatevi alla mia maniera, se così farete, vedrete, qualcuno se ne accorgerà e ne farà tesoro. Ora, se siamo cristiani divisi - cioè non ci amiamo - non facciamo venir voglia a nessuno di farsi discepolo di Gesù. Tra noi che siamo qui a Messa, ci vogliamo bene? A volte è più facile voler bene fuori casa che in casa; a volte è più facile voler bene ai lontani che a chi condivide con noi la tavola e la quotidianità.
Ora, proprio perché la fatica a volersi bene ci accompagna, ci occorre la luce e la guida di Gesù. Lui è la sorgente a cui abbeverarsi. In amore siamo tutti scolaretti, nessuno è maestro, siamo tutti apprendisti. Cos’è la vita? E’ quell’arco di tempo da impiegare per imparare ad amare. E il maestro è Lui. Ci occorre la sua bussola, perché è un attimo amare in modo sbagliato. C’è ad esempio chi odia perché ama, chi scambia la gelosia per amore, chi ama in modo padronale, chi ama quando in realtà ama se stesso attraverso l’altro. Si sbaglia per rabbia, si sbaglia per amore, si sbaglia per gelosia. Si sbaglia perché si è umani e non perfetti.
Concludo. Oggi Gesù a ciascuno di noi dice: “Nulla è più pericoloso che occuparsi solo di sé. Dedicati agli altri, vedrai che sapore buono acquista la tua vita.”