Omelia di Domenica 16 giugno 2024 - XI Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Un uomo getta il seme nel terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Sono le parole di Gesù appena udite nel Vangelo.

Omelia di Domenica 9 giugno 2024 - X Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Per capire bene il vangelo di questa domenica, occorre una premessa. Siamo in Palestina. A un certo punto cominciò a far parlare di sé un predicatore di nome Gesù, che diceva e faceva cose molto diverse dai suoi colleghi rabbini, entusiasmava tanti ma sconcertava anche. E allora dal Sud, dalla Giudea venne una commissione del Sinedrio di Gerusalemme a indagare sull’ operato di questo nazareno. Dal nord invece, dalla Galilea arrivarono i parenti di Gesù, per portarselo a casa, viste le novità troppo dirompenti che stava annunciando. Sembrava una manovra a tenaglia di autorità religiose da una parte e parenti dall’altra, contro il “fuorilegge” Gesù. I parenti di Gesù quasi si vergognavano di avere un parente così. Rileggo il v. evangelico: uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». “Fuori di sé” era un modo per dire: è matto, non sta bene. Scusateci, adesso ve lo portiamo via. Ci siamo ben accorti che la cosa migliore è rinchiuderlo. Pensate, noi adesso circondiamo Gesù di onori, ossequi e di fiera appartenenza a lui, ma a quei tempi non c’era sempre  questo clima tutto positivo.

Omelia di Domenica 2 giugno 2024 - Solennità del Corpus Domini

Il Vangelo di questa domenica ci riporta all’ultima cena di Gesù e un suo passaggio è questo: Mentre mangiavano, prese il pane e disse: Prendete, questo è il mio corpo. Per un’omelia basta riflettere su due verbi: prendete e mangiate.

Omelia di Domenica 26 maggio 2024 - SS Trinità

Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, a Dio che è, che era e che viene. Sono le parole del v. dell’alleluia, che ci ricordano che oggi 26 maggio è la domenica della SS.ma Trinità. Tra poco diremo Credo in un solo Dio, ma dire un solo Dio non è dire che Dio è solitudine, al contrario è dire che Dio è una comunità, una famiglia di tre persone, Padre, Figlio e Spirito santo. Il Dio in cui crediamo è, insieme, uno e trino. Solitamente, coi bimbi, cerco di spiegarmi con l’esempio del trifoglio: unica pianticella con tre foglioline. Si racconta che S. Agostino camminasse sulla riva del mare, immerso in profondi pensieri, uno dei quali era proprio quello di come poteva conciliarsi in Dio l’essere, insieme, uno e trino. Ad un tratto s’ accorse che lì vicino c’era un bimbo, il quale con una conchiglia prendeva acqua dal mare e la metteva in una piccola buca, che aveva scavato nella sabbia. Bambino, che stai facendo? domandò Agostino. Voglio svuotare il mare e metterlo in questa buca, rispose. E Agostino: Ma non vedi che è impossibile? Il mare è grande grande mentre la tua buca è piccola piccola! Ribatté il bambino: Caro Agostino, e come potrai tu, piccola creatura quale sei, comprendere un mistero così alto, qual è quello della SS. Trinità? Detto ciò, il piccolo scomparve. Era un angelo. D’accordo, è una storiella, è però istruttiva, che significa: noi non siamo all’altezza di ciò che è divino. Ci sono cose che ci eccedono, che ci trascendono, che superano le nostre capacità cognitive e che domandano di essere accolte più che capite.

Omelia di Domenica 19 maggio 2024 - Pentecoste

O Padre, che santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo. E’ la preghiera pronunciata all’inizio della Messa. E la prima lettura della Messa ha menzionato alcuni di questi popoli della terra: parti, medi, elamiti, giudei, egiziani, cirenei, romani, cretesi, arabi. Questo elenco di popoli mi fa dire: Dio è il Dio di tutti e non di qualcuno soltanto. Di Dio nessuno ha l’esclusiva, né il monopolio. La terza Persona della SS.ma Trinità, lo Spirito Santo, di cui oggi è la festa, ci tiene ricordata la dimensione universale di Dio. E cioè: Dio è nel cuore di tutti, se non come presenza, almeno come nostalgia o come desiderio.

Omelia di Domenica 5 maggio 2024 - VI Domenica di Pasqua, Anno B

Il Vangelo di questa domenica è un gioiellino: in esso compaiono parole più che importanti: amore, amicizia, scelta, portare frutto. tre frasi in particolare mi hanno colpito, sono quelle in cui Gesù unisce due parole: amore e comando. Eccole: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri… Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando… Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. Qualcuno potrebbe obiettare: non è improprio abbinare le due parole amore e comando? Da quando in qua si ama su comando? Da quando in qua si comanda all’amore? Da quando in qua si ama su ordinazione? L’amore non sopporta l’obbligo. Io non ho mai sentito dire ad es.: Mi tocca amarti.

Omelia di Domenica 28 aprile 2024 - V Domenica di Pasqua, Anno B

Lo confesso: mi incanta il ritratto che Gesù fa di sé e di noi, nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Gesù ci porta in un vigneto, ci invita ad osservare la vite e ci dice: “Guardate quelle viti e quei tralci. Io sono quelle viti e voi quei tralci.” Trovo splendide queste parole: io e Gesù siamo la stessa pianta, la stessa vita, con un’unica radice, un’unica linfa. Se mi trovassi in un frutteto e davanti a me ci fosse un albero, io vedrei un tronco, dei rami, delle foglie, dei frutti, ma nessuno è un corpo separato, è un tutt’uno. Certo, un conto sono le foglie, un conto sono i rami, un conto sono i frutti, un conto è il tronco, ma in realtà è un’unica cosa.

Omelia di Domenica 21 aprile 2024 - IV Domenica di Pasqua, Anno B

Io sono il buon pastore: è la frase-ritornello del Vangelo di questa domenica, un Vangelo che solo dei pastori possono comprendere bene. Gli abitanti delle grandi città (Milano, New York, Tokio...) che solo per TV o in illustrazioni vedono pecore, greggi e pastori, non si rendono conto di com’è realmente la vita di un pastore, non sospettano minimamente il legame intimo che c’è tra pastore e pecore. Se passassimo alcuni mesi tra dei pastori, allora sì che potremmo capire meglio. Capiremmo ad esempio che il pastore non è solo la guida delle pecore, ma colui che condivide integralmente la vita delle pecore, la sete e il caldo, l’incubo degli animali feroci e dei razziatori, le notti gelide e i giorni afosissimi, i lunghi itinerari e le soste snervanti.

Omelia di Domenica 14 aprile 2024 - III Domenica di Pasqua, Anno B

I due discepoli di Emmaus raccontarono come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Inizia così il Vangelo di questa domenica. Oggi non più, ma ai tempi della Bibbia, spezzare il pane era un’espressione tipica, era il modo con cui veniva definita la Messa. E infatti in ogni Messa avvengono due cose: appena prima della Comunione il sacerdote spezza l’ostia e, poco prima, riprende il gesto di Gesù dell’ultima cena dicendo prese il pane e lo spezzò. Quel pane spezzato era Lui, Gesù. Lui che non spezzò mai nessuno, spezzò sé stesso. Entriamo allora nel significato di quest’espressione: Gesù pane spezzato.

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.