- don Fernando
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Commemorazione dei caduti di Ponte Cantone
V Domenica
Tempo Ordinario - Anno C
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Lc 5,1-10
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DELLA XXXIII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
11 febbraio 2025
«La speranza non delude» (Rm 5,5)
e ci rende forti nella tribolazione
Cari fratelli e sorelle!
Celebriamo la XXXIII Giornata Mondiale del Malato nell’Anno Giubilare 2025, in cui la Chiesa ci invita a farci “pellegrini di speranza”. In questo ci accompagna la Parola di Dio che, attraverso San Paolo, ci dona un messaggio di grande incoraggiamento: «La speranza non delude» (Rm 5,5), anzi, ci rende forti nella tribolazione.
Omelia di Domenica 2 febbraio 2025 - Presentazione del Signore al tempio
Nel Vangelo di questa domenica è descritta una scena molto bella: un vecchio (Simeone) prende fra le braccia un bimbo (Gesù). E’ un quadretto su cui, credetemi, val la pena riflettere.
- Innanzitutto si tratta di un abbraccio in cui uno dei due è Gesù. E’ Gesù l’abbracciato, o meglio, viene preso in braccio. In un film di un regista polacco, c’è un bimbo in un giardino che gioca e la zia che mette a posto delle pianticelle. D’un tratto, il bimbo chiede alla zia: Zia, Dio com’è? Lei, dopo un istante di esitazione, si avvicina al bambino, lo abbraccia stretto stretto, e gli chiede: Ti piace? E Lui: Sì! E lei: Bè, Dio è così. Pensate, Dio viene definito un abbraccio. Questa definizione di Dio in bocca a una donna semplice, che non aveva studiato (quasi analfabeta) è splendida e altro non è che la traduzione di quanto afferma la Bibbia: Dio è amore. Se ci soffermiamo a contemplare l’abbraccio tra Simeone e Gesù, vengono fuori alcune considerazioni interessanti.
Presentazione del Signore al tempio
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Lc 2,22-40
«Trasmettere la vita, speranza per il mondo. “Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita”. (Sap 11, 26)».
Celebriamo la 47ª Giornata Nazionale per la Vita nel contesto del Giubileo: tale coincidenza ci sollecita ad assumere l’orizzonte della speranza, poiché è nel segno della speranza che la Bolla di indizione Spes non confundit (SnC) invita tutta la Chiesa a vivere l’anno di grazia del Signore.
1. Perché credere nel domani?
Come nutrire speranza dinanzi ai tanti bambini che perdono la vita nei teatri di guerra, a quelli che muoiono nei tragitti delle migrazioni per mare o per terra, a quanti sono vittime delle malattie o della fame nei Paesi più poveri della terra, a quelli cui è impedito di nascere? Questa grande “strage degli innocenti”, che non può trovare alcuna giustificazione razionale o etica, non solo lascia uno strascico infinito di dolore e di odio, ma induce molti – soprattutto i giovani – a guardare al futuro con preoccupazione, fino a pensare che non valga la pena impegnarsi per rendere il mondo migliore e sia meglio evitare di mettere al mondo dei figli.
Omelia di Domenica 26 gennaio 2025 - III Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
Nella terra di Gesù, in ogni località, c’era un luogo chiamato ‘sinagoga’ dove di sabato la gente si radunava per l’ascolto della Bibbia e la preghiera. Un sabato dell’anno 30, nella sinagoga di Nazareth, i presenti videro farsi spazio, diretto al pulpito, il figlio del falegname del villaggio, Gesù, il quale già da diverso tempo aveva lasciato casa sua.
III Domenica
Tempo Ordinario - Anno C
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi (...). In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Lc 1,1-4;4,14-21
Riprendono le serate in presenza della Scuola di Formazione Teologica della val d’Enza.
Nei mercoledì di febbraio 5, 12, 19, 26, alle ore 21 in Oratorio a Montecchio Emilia, conosceremo quattro vie attraverso le quali la Profezia diventa relazione tra le persone ed azione nel mondo, da qui il titolo: “Profeti in rel-azione”.
Dopo le serate di ottobre scorso che ci hanno allargato l’orizzonte e indicato nuove vie per l’Evangelizzazione, incontreremo coppie, singoli e gruppi che si sono chiesti quale strada il Signore sta indicando alla Chiesa e hanno risposto agendo.
Le serate si svolgeranno in presenza, sia in modo frontale che dialogato, con il supporto di audiovisivi, a seconda dello stile dei relatori. Al termine il consueto spazio per le domande.
La partecipazione è gratuita, chi vuole può lasciare un’offerta libera.
Gli insegnanti di religione potranno ottenere crediti formativi.
In allegato troverete la locandina.
A presto.
La Segreteria.
Omelia di Domenica 19 gennaio 2025 - II Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
“Non hanno vino” è la frase della Madonna a Gesù durante le nozze di Cana. Ce lo ha appena riferito il Vangelo. Ora, se a quella festa, Gesù non avesse trasformato l’acqua in vino, la festa si sarebbe tenuta ugualmente, ma non sarebbe stato lo stesso. Noi tutti troveremmo strano a un pranzo matrimoniale trovare sulla tavola solo acqua e non vino.
Ora, cerchiamo adesso di tradurre per noi il significato di quel vino mancante. La domanda è: qual è il vino mancante nella nostra vita? Quali sono, nella nostra vita, quelle assenze/quei vuoti importanti che ci pesano? Faccio alcuni esempi.