Gli ultimi due anni ci hanno stravolto, cambiato e insegnato. L’arrivo della malattia, con l’isolamento, ci ha privato delle nostre azioni quotidiane, quelle semplici e scontate ma che ci facevano vivere la nostra normalità.

Ci hanno cambiato perché abbiamo imparato a trovare altri equilibri, a cercare di salutarci, parlarci e capirci anche solo con uno sguardo. Ci hanno cambiato perché ci hanno portato via persone che avevano lasciato il segno sul nostro cammino… e noi non volevamo.

Ma due anni ci hanno anche insegnato: ad aspettare, ascoltare e aiutare. A riscoprire il significato dei piccoli gesti.

Allora è qui che arriva il nostro Presepe. Finalmente dopo due anni possiamo e dobbiamo fermarci a visitarlo senza dare niente per scontato. E’ stata gioia costruirlo.

Ormai lo conoscete: su uno sfondo tipicamente montano sono rappresentati i duri lavori di un tempo e le attività sono scandite dal susseguirsi del giorno e della notte. La vista del visitatore spazia dal lontano pascolo sul fondo del villaggio fino al deserto. Imponente, al centro, scorre il grande fiume, le acque portano vita in tutta la valle. Gli alberi crescono alti e rigogliosi. Il visitatore non può che mettersi in cammino sul sentiero che attraversa l’intera scena, attento alle condizioni meteo che cambiano. Ad un tratto la notte ci avvolge e perdiamo i tanti riferimenti che avevamo durante il giorno. L’apparizione dell’Angelo, però, ci indica la via. Allora attraversiamo il grande ponte e ci troviamo davanti all’imponente grotta.

Scopriamo allora che durante il nostro cammino non siamo mai stati soli. Come i pastori fissiamo lo sguardo sul piccolo Bambino lasciandoci toccare e trasformare dalla sua logica d’amore. Fermiamoci e con lo sguardo ripetiamo il percorso fatto, senza perderci nessuno dei tanti piccoli e scontati dettagli.

Buon cammino!


Quelli del Presepe

 

 

Pubblichiamo il testo integrale di una nota della Segreteria Generale della CEI inviata oggi (10 gennaio 2022) ai Vescovi italiani in cui si evidenziano alcuni suggerimenti sulle norme introdotte dagli ultimi decreti legge legati all’emergenza Covid.

 
Cari Confratelli,

abbiamo da poco celebrato il Mistero del Natale, contemplando la gloria del Verbo fatto carne. In queste settimane abbiamo avuto anche modo di gustare la bellezza e la fatica del “camminare insieme”, rintracciando nelle nostre comunità la stessa ricerca che mosse i pastori e i Magi verso Betlemme.

Purtroppo, la pandemia non accenna a finire e proprio in questi giorni il numero dei contagi continua a salire. Si tratta senza dubbio di una grande prova per tutti: malati e sofferenti, medici e operatori sanitari, anziani e minori, poveri, famiglie. E anche per i sacerdoti che, nonostante tutto, sono sempre prossimi al Popolo di Dio; per i catechisti, gli educatori e gli operatori pastorali, veri maestri e testimoni.

Dal 6 agosto la certificazione diventerà obbligatoria
per accedere a molti luoghi e servizi, ma non tutti.


Il Green pass, che da domani servirà obbligatoriamente per accedere a diversi luoghi pubblici e usufruire di tanti servizi, come influirà sulle attività pastorali? In una lettera inviata ai vescovi e quindi alle comunità cristiane, la Presidenza della CEI ha condiviso le informazioni necessarie per capire come orientarsi.
Innanzitutto, la certificazione non è richiesta per partecipare alle celebrazioni liturgiche. Si dovrà dunque continuare a rispettare le regole già esistenti: gel, mascherine, distanziamento tra i banchi, comunione solo nella mano, niente scambio della pace con la stretta di mano, acquasantiere vuote. Non serve neanche per le processioni, per le quali rimane valido l’obbligo di indossare la mascherina e di mantenere una distanza interpersonale di due metri per coloro che cantano e un metro e mezzo per tutti gli altri fedeli.
Il Green pass è invece obbligatorio dal 6 agosto per accedere ad altre attività organizzate o gestite da enti ecclesiastici e religiosi: spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportive, qualsiasi servizio di ristorazione con consumo al tavolo al chiuso (compresi i bar), musei e mostre, istituti e luoghi di cultura, convegni e congressi, sagre e fiere, piscine e palestre al chiuso (anche all’interno di strutture ricettive), centri culturali, sociali e ricreativi per le attività al chiuso. Inoltre, la certificazione serve per i ricevimenti successivi alle celebrazioni (ad esempio le feste di nozze o della comunione) e per l’accesso alle RSA.
Sono esplicitamente esclusi da quest’obbligo i partecipanti ai centri educativi per l’infanzia, compresi quindi quelli estivi parrocchiali (oratori, GREST…), anche se durante essi si consumano pasti. Sono esonerati anche i minori di età inferiore ai dodici anni e i soggetti esenti sulla base d’idonea certificazione medica. Il controllo del possesso del Green pass spetta agli organizzatori dell’attività.

Da un sito cattolico, 5 agosto 2021

 

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