Il covid ha condizionato le nostre vite costringendo tutti ad un radicale mutamento delle nostre abitudini.
Anche la vita in parrocchia ne ha risentito: sono tante le attività che non si sono svolte o che hanno subito delle variazioni. Fra queste rientra l’oratorio estivo: le due settimane classiche di GREST coi bambini delle elementari e delle medie sono saltate, un’occasione persa non solo per i più piccoli ma anche per i ragazzi più grandi che non hanno così avuto modo di cimentarsi con le prime esperienze da animatori.
I catechisti hanno quindi proposto ai ragazzi di 3a media e delle superiori alcune iniziative sia ludiche che di volontariato, nel rispetto delle normative, che hanno accolto le proposte con entusiasmo ed una massiccia adesione.

Omelia di Domenica 18 ottobre 2020 - XXIX Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio; così si è concluso il Vangelo appena ascoltato. Il nome ‘Cesare’ indicava lo Stato, per cui il senso della frase di Gesù è: anche i credenti devono adempiere verso lo Stato i doveri di tutti i cittadini: da quelli meno gradevoli come il pagamento delle tasse fino all’essere collaborativi. Uno Stato senza la collaborazione dei cittadini va poco lontano. Ma a noi della frase di Gesù interessa più la 2^ parte, date a Dio quel che è di Dio. E’ un richiamo a essere con Dio, giusti. E se essere giusti significa dare a ciascuno il suo, vien da chiedersi: dò a Dio il dovuto spazio? Adempio i miei doveri verso di Lui? Gli dò l’onore che si merita? Se è vero che il Signore ha dato la vita per me, perché allora gli riservo spesso le briciole del mio tempo? Se ogni rapporto è fatto di reciprocità, cioè di un dare e di un ricevere, è sul dare che il Vangelo di questa domenica c’invita a riflettere. Dunque, dare a Dio: cosa vorrà...

Omelia di Domenica 11 ottobre 2020 - XXVIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Anche questa domenica ci consegna una parabola di Gesù. Ascoltandola, balza agli occhi la tristezza di Dio, simboleggiato dal re di cui si parla. Pensate, in quella città si sposava il figlio del re, l'erede al trono, ma nessuno intendeva andare alla festa, nessuno sembrava interessato. Quel re dunque, nel constatare che la sua sala sarebbe rimasta vuota di commensali, provò una fitta al cuore. Ma ripercorriamo il racconto.

Omelia di Domenica 4 ottobre 2020 - XXVII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Due parole riassumono il Vangelo di questa domenica: portare frutto. Sono parole che ci vengono suggerite dal finale del Vangelo di questa domenica: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Nella simbologia della parabola la vigna è il mondo e coloro che la lavorano, noi, siamo chiamati a farla fruttificare al meglio. Per il Vangelo il mondo appartiene a chi lo rende migliore, a chi lo fa fiorire al meglio.

Carissimi,
Vi invitiamo a partecipare alle serate teologiche che si svolgeranno nei mesi di ottobre e novembre.
Vista la delicata situazione sanitaria in atto, abbiamo pensato un programma unico per tutte le sei Scuole di Formazione Teologica della Diocesi che si svolgerà contemporaneamente e, per la prima volta, anche online. I relatori saranno in contatto con tutti da remoto e non più in presenza, ma resteranno come sempre a disposizione anche per eventuali domande e/o interventi.
Il tema che vi proponiamo quest’anno, “Cos’è l’Uomo?”, ci inviterà a riflettere su cosa è l’uomo davanti a Dio, davanti a sé stesso e davanti al prossimo.

Omelia di Domenica 20 settembre 2020 - XXV Domenica del Tempo Ordinario, Anno A

Un consiglio: non facciamo leggere il Vangelo di questa domenica a qualche sindacalista perché potrebbe arrabbiarsi. E giustamente, perché da quando in qua chi lavora 1 ora prende una paga uguale a chi lavora 8 ore? Cerchiamo allora di vedere perché Gesù raccontò una parabola così. La narrazione inizia con l’ingaggio di operai da parte di un padrone. E già questo è molto strano, perché i proprietari, allora, non entravano direttamente a contatto con i lavoratori, spesso sporchi, vestiti con abiti indecenti e comunque rozzi. Mandavano un loro amministratore. Ora, se si dice invece che quella volta andò direttamente il padrone, che nella simbologia della parabola è Dio, è per mostrare la sollecitudine del Signore, padrone buono, che vuole vedere in faccia i lavoratori della sua vigna per stipulare con essi accordi buoni.