Omelia di Domenica 15 dicembre 2019 - III Domenica di Avvento
Messa del ritiro spirituale di Bibbiano

Sei tu quello che deve venire o dobbiamo attendere un altro? E’ la domanda che il Vangelo ci ha appena fatto ascoltare: la pose Giovanni Battista a riguardo di Gesù. Gesù rispose descrivendo il tanto bene che stava facendo alle persone. Cito testualmente: Giovanni, guarda: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. Con questa risposta, Gesù volle far capire due cose: che Lui era il Messia e che compito del Messia era far star meglio le persone. Gesù, facendo questo elenco di persone con problemi, da lui soccorse, è come se avesse detto: Io sono venuto nel mondo per farvi star bene, per farvi star meglio. E’ proprio così: dove il Signore passa e tocca, guarisce, porta vita e fioritura. Sta a noi cristiani prolungare questi gesti di Gesù. Ha scritto il Papa nell’Evangelii gaudium: Se io riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita.  E don Milani: Quando avrai perso la testa, come l’ho persa io, dietro poche decine di creature, troverai Dio come un premio.
Gesù, dicendo a Giovanni che i ciechi riacquistano la vista, i sordi odono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i morti risuscitano, volle dire: Giovanni, sappilo: chi torna a casa dopo essere stato con me, si trova guarito nello sguardo, resuscitato dalle sue cadute, non più storpio nel cammino della vita, non più sordo nell’ascolto di Dio e degli altri. Portiamo a casa da questa Messa questa risposta di Gesù al Battista, che io traduco in questo modo:

Io, Gesù, sono venuto per voi. Voi chiaramente siete liberi di accogliermi, sappiate però che voi
siete la ragione del mio essere venuto nel mondo. Sono a vostra disposizione per servire la
vostra felicità e i vostri sogni.

 

Omelia di Domenica 8 dicembre 2019 - Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio a una vergine, di nome Maria. Così inizia il Vangelo di questa domenica. Credetemi, la visita di un Angelo non fu una prerogativa solo di Maria. Pure a noi può giungere, anzi giunge, un Angelo. E però un angelo può visitarci solo quando come Maria abbiamo il cuore ben disposto, umile, accogliente. Ciascuno ha il proprio Angelo, può cioè godere di una compagnia rassicurante. E’ importante questa cosa: Dio colloca nella vita di ognuno un prete o un genitore o uno zio o un nonno o una suora o un amico o un insegnante o un educatore, il cui esempio e la cui parola sono una luce, una grazia, una benedizione, una speranza… un Angelo. Poniamoci allora, tutti, 2 domande: 1) qual è l’Angelo che Dio ha posto accanto a me e che per me è una provvidenza? 2) Qual è il tipo di Angelo di cui abbiamo tanto bisogno? A questa 2a domanda rispondo così: ci occorre un angelo del silenzio, un angelo della parola buona, un angelo povero e un angelo liberatore.

Omelie di Domenica 24 Novembre 2019 - Re dell'Universo, Anno C

 

Messa delle 9:00 di Calerno

Il Vangelo di questa domenica descrive una scena per nulla gradevole: ci porta sul monte Calvario dove ci sono 3 croci, a cui sono appesi Gesù e 2 malfattori. E come abbiamo sentito, Gesù chiuse la sua esistenza terrena compiendo 3 cose significative: morì perdonando, morì regalando il Paradiso a un delinquente, morì in compagnia di due peccatori. Potremmo anche dire così: l’ultimo atto di Gesù prima di morire fu un gesto di perdono; l’ultima compagnia di Gesù prima di morire fu quella di 2 delinquenti; l’ultima parola di Gesù prima di morire fu una dichiarazione che vorremmo sentirci tutti rivolgere (Oggi stesso sarai con me in Paradiso). Possiamo cogliere in queste 3 cose di Gesù un programma di vita per ciascuno di noi. Di questo episodio ora faccio qualche sottolineatura.

Omelia di Domenica 17 Novembre 2019 - XXXIII del Tempo Ordinario

Ci colpiscono, e molto, le parole catastrofiche del Vangelo di questa S. Messa. Interpellato sulle sorti della città di Gerusalemme, Gesù prende spunto dalla fine ingloriosa di questa città per descrivere la fine del mondo. E lo fa ricorrendo alle categorie apocalittiche del tempo, le quali se da una parte non vanno prese alla lettera, dall’altra il messaggio forte che contengono, è da cogliere. Su una frase in particolare vorrei riflettere: nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Che vuol dire: ciascuno di noi è talmente prezioso agli occhi di Dio, che fin ogni nostro capello è importante. Il messaggio è chiaro: davanti a Dio non siamo un numero, ma un volto. Se per l’amministrazione pubblica siamo un codice fiscale, davanti a Dio siamo pezzi unici, irrepetibili e insostituibili. Il tu con cui Dio si rivolge a noi non lo adopera con nessun altro, con la stessa gradazione e intimità. Tre esempi ci aiutano a capire.

 

Omelia di Domenica 10 Novembre 2019 - XXXII del Tempo Ordinario

Anche ai tempi di Gesù ci si interrogava su cosa c’era dopo la morte, se il niente o un’altra vita. E anche allora le opinioni differivano. I sadducei ad es. erano un partito religioso che negava che ci fosse un’altra vita dopo la morte. Gesù non la pensava così. E un giorno si trovarono a discutere proprio di questo argomento. Il Vangelo di questa domenica riporta uno stralcio di quella conversazione. Venne sottoposto a Gesù un caso abbastanza inverosimile, la storia di una donna che rimase vedova 7 volte perché ogni volta che moriva il marito se ne trovava un altro, che a sua volta moriva. Un caso quasi ridicolo col quale questi sadducei volevano ridicolizzare il passaggio dei morti dei morti alla vita eterna. La domanda a Gesù fu questa: se questo Paradiso c’è, questa donna in Paradiso di chi sarà moglie, visto che ha avuti ben 7 mariti? La risposta di Gesù l’abbiamo sentita, di questa risposta sottolineo 2 cose.

 

Omelia di Domenica 27 Ottobre 2019 - XXX del Tempo Ordinario

Come sempre la Parola di Dio fa centro: anche in questa domenica faremo ritorno alle nostre case più ricchi interiormente. La pagina di Vangelo appena ascoltata ha per protagonisti 2 uomini in preghiera e la cosa interessante è questa: dal loro modo di pregare emerge che tipi erano. Vien quasi da dire: Dimmi come preghi e ti dirò chi sei. Mi soffermo sulla preghiera del 1° uomo, il fariseo. Cito il testo evangelico: Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come quel pubblicano... Notate le parole: Io non sono come gli altri, ladri, adulteri, ...

Omelia di Domenica 20 Ottobre 2019 - XXIX del Tempo Ordinario


E’ sempre salutare riflettere sul Vangelo, come ogni domenica facciamo. Della pagina evangelica appena ascoltata mi soffermo su 2 passaggi.
Il 1° - C’era una vedova, che andava da un giudice e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Simpatica questa vedova: tosta, tenace, fiduciosa. Avendo subito un’ingiustizia non intendeva darsi per vinta. E infatti la spuntò, riuscì a ottenere giustizia. Mi vien da dire: di quante cose sono capaci le donne! Ora, la cosa interessante di questa vedova non è solo l’insistenza con quel giudice e la certa fiducia di farcela, ma anche il contenuto della sua richiesta. In fondo, ella chiede al giudice, o meglio, pretende dal giudice che sia un vero giudice, che faccia bene il suo mestiere. E’ come se gli avesse detto: Sei un giudice o no? E allora fammi giustizia. Se hai scelto di fare il giudice, svolgi bene questo compito fino in fondo. Qualche esempio. Se uno mi dicesse: don F. sei o no un prete?! E allora mostralo davvero. Oppure: Tu sei un insegnante? E allora fa ben vedere che ti sei preparato la lezione e in classe coi ragazzi dà ben il meglio di te. Oppure: Hai la fidanzata/o o sei sposato/a? Mostra bene allora che la tua vita di coppia è davvero una priorità.

Omelia di Domenica 13 Ottobre 2019 - XXVIII del Tempo Ordinario

Lasciamoci prendere per mano dal Vangelo appena ascoltato. Gesù è in cammino verso Gerusalemme. A un certo punto, probabilmente per ristorarsi un poco, entra in un villaggio. Ed ecco la sorpresa: 10 uomini malati di lebbra, cioè privi di speranza e prostrati dall’emarginazione, sentendo di Gesù, gli vanno incontro implorandolo di guarirli. Gesù provvede subito. Solo che il brano termina così: "Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro e si prostrò davanti a Gesù per ringraziarlo. Ma Gesù osservò: Non ne sono stati guariti 10? E gli altri 9 dove sono?” Mi ha fatto riflettere queste parole: e gli altri 9 dove sono? Ho detto tra me e me: mi auguro di non essere anch’io tra questi 9 o come questi 9! Provocato da questo lamento di Gesù, ho pensato di lasciare a me e a voi qualche spunto di riflessione.

Omelia di Domenica 6 Ottobre 2019 - XXVII del Tempo Ordinario

Come è bella l’apertura del Vangelo di questa domenica: Signore, accresci in noi la fede. Sottinteso: diversamente dove mai andremo? Senza una fede non si vive. Senza una qualche fede come riusciremmo a buttar giù i piedi dal letto ogni mattina? Non ci basta sapere che viviamo, vogliamo sapere perché viviamo ed è la fede a dircelo. Il più grande servizio che un educatore può svolgere è trasmettere il perché ci si trova al mondo, e ripeto: la fede ha una risposta. Che ci faccio sulla faccia della terra? Sono al mondo per caso o qualcuno m’ha voluto? Il mio vivere è un navigare a vista oppure ho un tragitto e una meta? Insisto, la fede sa rispondere a queste domande, anzi la vita umana si divide in due periodi: prima e dopo queste domande. Non porsi queste domande ci mantiene nella superficialità, porsi queste domande ci fa essere profondi. Papa Benedetto disse una volta: Chi crede non è mai solo, e voleva dire: chi ha fede è sempre accompagnato da una ragione per vivere. Ancora: visto che la fede è una questione di fiducia, è forse possibile vivere senza mai fidarsi di qualcuno? Ora, la fede è fidarsi di Dio e affidarsi a Lui.

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