Omelia di Domenica 19 Gennaio 2020 - II Domenica del Tempo ordinario, Anno A

Vi parrà strano, ma questa mattina veniamo aiutati a comprendere la Parola di Dio da 2 animali, 2 animali gradevoli: l’agnello e la colomba. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, l’agnello di cui si parla fa riferimento a Gesù (Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo), mentre la colomba fa riferimento allo Spirito Santo (Ho contemplato lo Spirito Santo discendere come una colomba dal cielo e rimanere su Gesù). Ora, se per indicare Gesù e lo Spirito Santo, la sacra scrittura, tra i tanti animali, sceglie questi due, una ragione c’è e noi adesso cercheremo di scoprirla.

Omelia di Domenica 12 Gennaio 2020 - Battesimo del Signore, Anno A

Questa mattina vi parlo di figli e lo faccio lasciandomi ispirare dalla frase centrale del Vangelo che abbiamo ascoltato: Questi è il Figlio mio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento.
Mi soffermo su 2 parole: figlio amato.
1) Parto da quest’ultima, amato. Amato, non amante. Com’è importante nella vita sentirsi amati! Chiedo: abbiamo tutti qualcuno a cui importa di noi? Sentirsi amati è la condizione perché tutto proceda bene. Se ti senti rifiutato sei in un modo, se ti senti amato, sei un altro. Sentirsi amati è come una sorgente, con o senza la quale la vita prende una piega o un’altra. La cosa più grande che può trasmettere un educatore è far sentire la persona amata. L’amore è l’unica cosa che distribuendola non diminuisce. La più grande eredità che un genitore può lasciare al figlio è il ricordo del suo amore, tutto il resto è secondario.

Omelia di Domenica 5 Gennaio 2020 - II Domenica dopo Natale, Anno A

Ho notato che una delle parole più ricorrenti nel Vangelo di questa prima domenica di gennaio è luce, con chiaro riferimento a Gesù. Se andiamo a leggere altre pagine del Vangelo scopriamo non solo che il tema della luce torna e ritorna spesso ma che Gesù oltre a definire se stesso luce del mondo, pure di noi cristiani disse: voi siete la luce del mondo. Era sul monte delle beatitudini quando parlò così.
> Immagino l’obiezione di qualcuno: Ma che luce mai io posso essere? La mia vita è più buia che luminosa. No, non bisogna ragionare così. Nessuno ha troppi difetti, nessuno è troppo ferito da non riuscire a offrire qualcosa di buono. Siamo tutti guaritori feriti. Siamo tutti peccatori perdonati. Anch’io che vi parlo ho difetti e colpe - e chi mi conosce lo sa bene - ma non per questo mi è impossibile dire una parola che sia luce per qualcuno. E come è di me, così è di ciascuno.

Omelia di Mercoledì 01 Gennaio 2020 - Maria SS.ma Madre di Dio

Vi benedica il Signore e vi custodisca. Il Signore faccia risplendere su di voi il suo volto e vi faccia grazia. Il Signore rivolga a voi il suo volto e vi conceda pace. Queste belle parole sono gli auguri di Mosè a nome di Dio che abbiamo sentito nella 1^ lettura della Messa. Gli auguri, fateci caso, sono sempre parole proiettate sul futuro. Se ti auguro qualcosa è perché auspico per te un futuro bello. Fare gli auguri sottintende che alla domanda: val la pena vivere? la risposta sia . Queste parole di Mosè dunque sono auguri benedicenti, auguri di una vita buona e bella. Ho fatto una cosa: ho provato a mettermi nei panni di Mosè e, riascoltando i suoi auguri, ho provato a tradurli per noi con un linguaggio più attuale. Sono scaturiti 6 auguri che il Mosè di oggi, ci rivolgerebbe.

Omelia di Domenica 29 Dicembre 2019 - Santa Famiglia, Anno A

Il presepio è sostanzialmente un quadretto familiare: c’è un papà (Giuseppe), una mamma (Maria) e un bimbo (Gesù). E’ questa la ragione che ha indotto la Chiesa a collocare vicino al Natale la festa della famiglia di Nazareth. Il Vangelo ci ha narrato quell’episodio che vide tutti e 3 - Maria. Giuseppe e Gesù - fare l’esperienza dell’essere profughi in Egitto. Pensate, pure la santa famiglia, al pari dei tanti profughi e migranti del nostro tempo, fece l’esperienza della fuga dalle proprie terre e del dovere migrare per trovare in luogo dove abitare. Questa è dunque una domenica, che ci invita a riflettere sul valore della famiglia, a partire dalla famiglia più speciale della storia, quella di Gesù. Parto con 2 domande.

Omelia nel giorno di Natale

Se a tutti noi fosse bastato il Natale dei negozi, non saremmo qui a Messa, saremmo rimasti là dove sono i regali. Il vero Natale invece lo si celebra come stiamo facendo noi adesso e come sta facendo in questo momento tutto il popolo cristiano, sparso in ogni angolo della terra. Il vero Natale è la celebrazione del più bel gesto di Dio verso l’umanità, il dono del suo figlio Gesù. Gesù dunque è venuto, ma è stato accolto? A questa domanda ho risposto la lettura del Vangelo: Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio. Il Natale è una storia di accoglienza. Ogni nascita è un’accoglienza. Noi tutti siamo vivi grazie all’accoglienza di una madre che ci ha offerto il suo grembo e che ci ha curato quando, neonati, non sapevamo che piangere. Una storia di accoglienza è anche il matrimonio: Io accolgo te, dicono i due sposi. Potrei dire: accogliere = voce del verbo vivere. Lo dicevo questa notte: Noi siamo quel che siamo, in base ad un’infanzia di amore o di rifiuto che abbiamo avuto.

Omelia del 24 dicembre 2019 - Messa di mezzanotte

Nella vita di S. Antonio abate si racconta che il santo, ormai prossimo alla morte, chiamò vicino a sé 2 suoi discepoli e tra le diverse cose, disse loro: Respirate sempre Cristo. Voi direte: che c’entrano queste parole con la notte di Natale che stiamo vivendo? C’entrano, credetemi. Riflettiamo un attimo: una delle cose più inseparabili da noi è il respiro, al punto che a non respirare più, si muore. Vivere è respirare e se si vive è perché si respira. Bene, l’ingresso del Figlio di Dio nel mondo lo portò a rimanere inseparabilmente unito a noi, proprio come inseparabile da noi è il respiro. Il Natale è Gesù venuto tra noi per non separarsi più da noi. Tra poco la liturgia ci farà sentire le parole per Cristo, con Cristo e in Cristo: sono parole dal sapore natalizio, perché? Perché Gesù è venuto per aiutarci ad essere per Lui, con Lui e in Lui e Lui a sua volta per noi, con noi e in noi. Quindi, l’immagine del respiro di S. Antonio non solo non è fuori luogo, è illuminante Gesù è interno a noi come interno a noi è il respiro e, come il respiro, ci mantiene vivi, ispirati e motivati. Uno dei titoli natalizi di Gesù è Emmanuele, nome che alla lettera vuol dire Dio con noi.

Omelia di Domenica 22 dicembre 2019 - IV Domenica di Avvento

Di Giuseppe, il padre di Gesù, il Vangelo parla pochissimo e anche là dove ne parla, egli non dice una parola (v. il brano che abbiamo appena ascoltato). E però il nostro brano dice una cosa di lui sulla quale vorrei riflettere con voi questa mattina: era un uomo giusto, così dice il testo. Mi son chiesto: essere giusti alla maniera di Giuseppe cosa vuol dire? Giuseppe era un giusto prima di tutto e principalmente verso Dio. E quando si è giusti con Dio si diviene giusti con tutti. Era molto sensibile a tutto ciò che si doveva a Dio, a tutto ciò che spettava a Dio. Per Giuseppe se c’era qualcosa da sottrarre, mai lo si doveva sottrarre dai propri doveri verso Dio. Il suo pensiero era questo: se Dio è Dio, va trattato da Dio, cioè da n°1, da riferimento primo e ultimo per tutto ciò che facciamo. Ecco allora alcune domande per noi: siamo giusti verso Dio? A Dio cosa diamo? Come diamo? Quanto con Lui stiamo? Se Gesù un giorno disse date a Dio quel che è di Dio, quanto del mio tempo, del mio pregare, del mio cuore, delle mie azioni è per Lui?

Omelia di Domenica 15 dicembre 2019 - III Domenica di Avvento
Messa del ritiro spirituale di Bibbiano

Sei tu quello che deve venire o dobbiamo attendere un altro? E’ la domanda che il Vangelo ci ha appena fatto ascoltare: la pose Giovanni Battista a riguardo di Gesù. Gesù rispose descrivendo il tanto bene che stava facendo alle persone. Cito testualmente: Giovanni, guarda: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. Con questa risposta, Gesù volle far capire due cose: che Lui era il Messia e che compito del Messia era far star meglio le persone. Gesù, facendo questo elenco di persone con problemi, da lui soccorse, è come se avesse detto: Io sono venuto nel mondo per farvi star bene, per farvi star meglio. E’ proprio così: dove il Signore passa e tocca, guarisce, porta vita e fioritura. Sta a noi cristiani prolungare questi gesti di Gesù. Ha scritto il Papa nell’Evangelii gaudium: Se io riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita.  E don Milani: Quando avrai perso la testa, come l’ho persa io, dietro poche decine di creature, troverai Dio come un premio.
Gesù, dicendo a Giovanni che i ciechi riacquistano la vista, i sordi odono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i morti risuscitano, volle dire: Giovanni, sappilo: chi torna a casa dopo essere stato con me, si trova guarito nello sguardo, resuscitato dalle sue cadute, non più storpio nel cammino della vita, non più sordo nell’ascolto di Dio e degli altri. Portiamo a casa da questa Messa questa risposta di Gesù al Battista, che io traduco in questo modo:

Io, Gesù, sono venuto per voi. Voi chiaramente siete liberi di accogliermi, sappiate però che voi
siete la ragione del mio essere venuto nel mondo. Sono a vostra disposizione per servire la
vostra felicità e i vostri sogni.

 

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