Omelia di Domenica 2 Febbraio 2020 - Presentazione del Signore, Anno A

Il Vangelo di questa S. Messa ci presenta un anziano (Simeone) che prende in braccio un bimbo piccolo (Gesù). M’è venuto da collegare questa scena evangelica a una foto di 2 anni fa che fa fece il giro del web, una foto che non riesco a dimenticare e che tutt’ora è dentro di me. Raffigura un bimbo piccolo non però in braccia ai genitori o ai nonni, ma che giaceva morto sulle spalle del fratellino, un ragazzino giapponese di 10 anni. La foto lo inquadrava col volto impietrito, fisso in avanti, immobile, come se non volesse disturbare il fratellino, che comunque giaceva morto sulle sue spalle. La foto è da collegare a una storia risalente al 1945 e documenta gli effetti nefasti della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Il Papa commentò così questa foto: uno scatto che vale più di mille parole. Ma cos’era successo?

Omelia di Domenica 26 Gennaio 2020 - III Domenica del Tempo ordinario, Anno A

Questa mattina ci aiutano a capire il Vangelo appena ascoltato 4 pescatori. Non 4 teologi, non 4 vescovi, non 4 premi nobel, ma 4 pescatori, più precisamente 2 coppie di fratelli: Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni. Abitavano a Cafarnao, una località della Palestina, che dava su un lago. Molti degli abitanti facevano i pescatori. Bè, un bel giorno, proprio mentre questi 4 fratelli pescano, si avvicina a loro Gesù di Nazareth, s’intrattiene con loro e a un certo punto fa loro una proposta davvero inattesa: ‘perché non vi mettete in società con me nella diffusione del Vangelo?’ Testualmente disse: Passerete da pescatori di pesci a pescatori di uomini. Quelli si guardano in faccia stupiti, il Vangelo non lo dice ma si saran presi una pausa di riflessione, dopo di che vanno da Gesù a dirgli: accettiamo! Dice il testo: lasciarono le reti e lo seguirono. E cosa accadde? Che la loro vita cambiò totalmente, in positivo s’intende. Sapete chi è chi ci ama davvero? Chi ci aiuta a diventare il meglio che possiamo diventare. Gesù fece così con quei 4 pescatori di Galilea: non lasciandoli pescatori, ma rendendoli pescatori di uomini, li portò al meglio che potevano essere.

Omelia di Domenica 19 Gennaio 2020 - II Domenica del Tempo ordinario, Anno A

Vi parrà strano, ma questa mattina veniamo aiutati a comprendere la Parola di Dio da 2 animali, 2 animali gradevoli: l’agnello e la colomba. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, l’agnello di cui si parla fa riferimento a Gesù (Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo), mentre la colomba fa riferimento allo Spirito Santo (Ho contemplato lo Spirito Santo discendere come una colomba dal cielo e rimanere su Gesù). Ora, se per indicare Gesù e lo Spirito Santo, la sacra scrittura, tra i tanti animali, sceglie questi due, una ragione c’è e noi adesso cercheremo di scoprirla.

Omelia di Domenica 12 Gennaio 2020 - Battesimo del Signore, Anno A

Questa mattina vi parlo di figli e lo faccio lasciandomi ispirare dalla frase centrale del Vangelo che abbiamo ascoltato: Questi è il Figlio mio, l’amato, in lui ho posto il mio compiacimento.
Mi soffermo su 2 parole: figlio amato.
1) Parto da quest’ultima, amato. Amato, non amante. Com’è importante nella vita sentirsi amati! Chiedo: abbiamo tutti qualcuno a cui importa di noi? Sentirsi amati è la condizione perché tutto proceda bene. Se ti senti rifiutato sei in un modo, se ti senti amato, sei un altro. Sentirsi amati è come una sorgente, con o senza la quale la vita prende una piega o un’altra. La cosa più grande che può trasmettere un educatore è far sentire la persona amata. L’amore è l’unica cosa che distribuendola non diminuisce. La più grande eredità che un genitore può lasciare al figlio è il ricordo del suo amore, tutto il resto è secondario.

Omelia di Domenica 5 Gennaio 2020 - II Domenica dopo Natale, Anno A

Ho notato che una delle parole più ricorrenti nel Vangelo di questa prima domenica di gennaio è luce, con chiaro riferimento a Gesù. Se andiamo a leggere altre pagine del Vangelo scopriamo non solo che il tema della luce torna e ritorna spesso ma che Gesù oltre a definire se stesso luce del mondo, pure di noi cristiani disse: voi siete la luce del mondo. Era sul monte delle beatitudini quando parlò così.
> Immagino l’obiezione di qualcuno: Ma che luce mai io posso essere? La mia vita è più buia che luminosa. No, non bisogna ragionare così. Nessuno ha troppi difetti, nessuno è troppo ferito da non riuscire a offrire qualcosa di buono. Siamo tutti guaritori feriti. Siamo tutti peccatori perdonati. Anch’io che vi parlo ho difetti e colpe - e chi mi conosce lo sa bene - ma non per questo mi è impossibile dire una parola che sia luce per qualcuno. E come è di me, così è di ciascuno.

Omelia di Mercoledì 01 Gennaio 2020 - Maria SS.ma Madre di Dio

Vi benedica il Signore e vi custodisca. Il Signore faccia risplendere su di voi il suo volto e vi faccia grazia. Il Signore rivolga a voi il suo volto e vi conceda pace. Queste belle parole sono gli auguri di Mosè a nome di Dio che abbiamo sentito nella 1^ lettura della Messa. Gli auguri, fateci caso, sono sempre parole proiettate sul futuro. Se ti auguro qualcosa è perché auspico per te un futuro bello. Fare gli auguri sottintende che alla domanda: val la pena vivere? la risposta sia . Queste parole di Mosè dunque sono auguri benedicenti, auguri di una vita buona e bella. Ho fatto una cosa: ho provato a mettermi nei panni di Mosè e, riascoltando i suoi auguri, ho provato a tradurli per noi con un linguaggio più attuale. Sono scaturiti 6 auguri che il Mosè di oggi, ci rivolgerebbe.

Omelia di Domenica 29 Dicembre 2019 - Santa Famiglia, Anno A

Il presepio è sostanzialmente un quadretto familiare: c’è un papà (Giuseppe), una mamma (Maria) e un bimbo (Gesù). E’ questa la ragione che ha indotto la Chiesa a collocare vicino al Natale la festa della famiglia di Nazareth. Il Vangelo ci ha narrato quell’episodio che vide tutti e 3 - Maria. Giuseppe e Gesù - fare l’esperienza dell’essere profughi in Egitto. Pensate, pure la santa famiglia, al pari dei tanti profughi e migranti del nostro tempo, fece l’esperienza della fuga dalle proprie terre e del dovere migrare per trovare in luogo dove abitare. Questa è dunque una domenica, che ci invita a riflettere sul valore della famiglia, a partire dalla famiglia più speciale della storia, quella di Gesù. Parto con 2 domande.

Omelia nel giorno di Natale

Se a tutti noi fosse bastato il Natale dei negozi, non saremmo qui a Messa, saremmo rimasti là dove sono i regali. Il vero Natale invece lo si celebra come stiamo facendo noi adesso e come sta facendo in questo momento tutto il popolo cristiano, sparso in ogni angolo della terra. Il vero Natale è la celebrazione del più bel gesto di Dio verso l’umanità, il dono del suo figlio Gesù. Gesù dunque è venuto, ma è stato accolto? A questa domanda ho risposto la lettura del Vangelo: Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio. Il Natale è una storia di accoglienza. Ogni nascita è un’accoglienza. Noi tutti siamo vivi grazie all’accoglienza di una madre che ci ha offerto il suo grembo e che ci ha curato quando, neonati, non sapevamo che piangere. Una storia di accoglienza è anche il matrimonio: Io accolgo te, dicono i due sposi. Potrei dire: accogliere = voce del verbo vivere. Lo dicevo questa notte: Noi siamo quel che siamo, in base ad un’infanzia di amore o di rifiuto che abbiamo avuto.

Omelia del 24 dicembre 2019 - Messa di mezzanotte

Nella vita di S. Antonio abate si racconta che il santo, ormai prossimo alla morte, chiamò vicino a sé 2 suoi discepoli e tra le diverse cose, disse loro: Respirate sempre Cristo. Voi direte: che c’entrano queste parole con la notte di Natale che stiamo vivendo? C’entrano, credetemi. Riflettiamo un attimo: una delle cose più inseparabili da noi è il respiro, al punto che a non respirare più, si muore. Vivere è respirare e se si vive è perché si respira. Bene, l’ingresso del Figlio di Dio nel mondo lo portò a rimanere inseparabilmente unito a noi, proprio come inseparabile da noi è il respiro. Il Natale è Gesù venuto tra noi per non separarsi più da noi. Tra poco la liturgia ci farà sentire le parole per Cristo, con Cristo e in Cristo: sono parole dal sapore natalizio, perché? Perché Gesù è venuto per aiutarci ad essere per Lui, con Lui e in Lui e Lui a sua volta per noi, con noi e in noi. Quindi, l’immagine del respiro di S. Antonio non solo non è fuori luogo, è illuminante Gesù è interno a noi come interno a noi è il respiro e, come il respiro, ci mantiene vivi, ispirati e motivati. Uno dei titoli natalizi di Gesù è Emmanuele, nome che alla lettera vuol dire Dio con noi.

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.