Omelia XXXIII^ Domenica del Tempo Ordinario 18 Novembre 2018

Lo devo ammettere: il Vangelo di questa domenica non è facile da capire. Provo a offrire un aiuto se ci riesco.
Una delle cose che insegnano i professori di italiano e letteratura sono i generi letterari. Agli studenti dicono: ragazzi, quando siete davanti soprattutto ad un testo antico, per ben comprenderlo chiedetevi subito qual è il suo genere letterario.
Per genere letterario s’intende se è una poesia o un romanzo o un racconto storico o una fiaba o un testo apocalittico.
Il genere apocalittico in cosa consiste? Nel descrivere le cose in un modo simbolico/cosmico/catastrofico che è esattamente ciò che abbiamo sentito nel Vangelo (il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce e le stelle cadranno dal cielo). Attenzione però, le parole apocalittiche da una parte non vanno intese alla lettera, dall’altra però il messaggio che contengono va’ raccolto.

La Caritas di Montecchio, in collaborazione con la Scuola di Formazione Teologica Val d'Enza, propone lo spettacolo ‘Questo è il mio nome’.
A Montecchio – Salone dell’oratorio via Franchini 43 – Sabato 1 dicembre ore 21.

“Una finestra aperta su storie invisibili, un orecchio rovesciato su un canto che attraversa i mari e i deserti, uno spazio e un tempo per lasciare un segno. Da Senegal, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Nigeria, Gambia, sul palco si srotolano le orme di Odissei in viaggio. Storie incise nella polvere e nella carne, scintille di memoria, passi protesi in avanti e occhi che guardano indietro”.
Le Parrocchie di Montecchio e Villa Aiola ospitano il prossimo 1 dicembre lo spettacolo teatrale ‘Questo è il mio nome’ realizzato dal Teatro dell’Orsa. Un’occasione preziosa per tutto il territorio della Val d’Enza per ascoltare, guardare, toccare con gli occhi e il cuore i volti e le storie che forse ci fanno paura, ma che abbiamo bisogno di fare un po’ nostre.

Omelia XXXII^ Domenica del Tempo Ordinario 11 Novembre 2018

Quant’è bello l’episodio della vedova che ci ha narrato il Vangelo!
In esso c’è un particolare su cui voglio riflettere: Gesù, seduto di fronte al tesoro del tempio, osservava come la folla vi gettava monete.
Dice: osservava. Gesù era un osservatore attento. E infatti in quella circostanza nessuno, se non lui, s’accorse del bel gesto di quella vedova. Egli solo seppe cogliere quanto coraggio, quanta fede, quanto generosità erano contenuti nel cuore di quella donna. E Gesù dopo aver osservato, ma faceva così anche nelle altre occasioni, se prendeva la parola non era per dire curiosità o pettegolezzi, ma per segnalare che c’era in ballo qualcosa di importante.

Lunedì 5 novembre 2018 alle ore 20,45, presso il Centro Mavarta si terrà la tavola rotonda a cura del Circolo di Cultura Inventori di Strade

GIOVANI E SPORT
Che partita stiamo giocando?


Relatori saranno:

- Mauro Rabitti, ex calciatore di Reggiana e Modena in serie B e C.
- Stefano Cervi, allenatore e calciatore.
- Giuseppe Marrai, dirigente ed ex calciatore.
- Alessandro Bizzarri, Assessore con deleghe alla Coesione sociale, Volontariato e Attività sportive del Comune di S. Ilario d’Enza.
 
Moderatore sarà il Prof. Daniele Castellari.

Scopo della tavola rotonda sarà incontrare genitori, atleti e appassionati di sport per dialogare su un nuovo patto educativo che affronti le problematiche di un mondo sempre più dominato da competizione esasperata, aggressività e lucro.

Il calendario completo di eventi e attività 2018/2019 del Circolo è disponibile qui.

 

Omelia XXIX^ Domenica del Tempo Ordinario 21 Ottobre 2018

La mia riflessione questa mattina prende le mosse dal finale del Vangelo, dove Gesù dice: Chi tra voi vuole diventare grande si faccia vostro servitore. Io non sono venuto per farmi servire, ma per servire.
Parole da vertigini: il Figlio di Dio si definisce nostro servitore! Siamo innanzi alla più sorprendente e più rivoluzionaria di tutte le autodefinizioni di Gesù. Vanno a pezzi le vecchie idee su Dio, tipo: Dio è il nostro padrone, tremate al suo arrivo! Invece niente di tutto questo, perché Gesù viene a dirci: sono un servo, sono a venuto a servire la vostra felicità, a servire la vostra libertà, a servire i vostri sogni e la vostra vocazione. Proprio perché da che mondo è mondo le divinità di tutte le religioni pretendono di essere servite dagli uomini, l’annuncio di Gesù risultò sconcertante: sono venuto a servirvi non a farmi servire.
Noi crediamo in un Dio che non chiede onore, ma che si dona.

Omelia XXVIII^ Domenica del Tempo Ordinario 14 Ottobre 2018

Questa mattina è davanti a noi un Vangelo ricco di spunti di riflessione: per motivi di tempo, ne raccoglierò solo due.
> Il 1° - Quell’uomo si fece scuro in volto e se ne andò rattristato, possedeva infatti molti beni. Cos’era successo? Che un uomo ricco non accettò l’invito di Gesù a seguirlo perché con una scelta del genere avrebbe dovuto rinunciare alle sue tante ricchezze.
Ecco un tema su cui questa domenica ci chiama a riflettere: noi e il denaro.
L’uomo ricco del Vangelo era come stato rubato dal denaro, era divenuto una pedina in mano al dio denaro.
S’era dimenticato che il denaro è senza cuore.
I soldi, se non si sta attenti, plasmano a propria immagine e somiglianza, rendendo pure le persone senza cuore.
Il pericolo è che il denaro diventi una schiavitù.
Contare i soldi è un genere di lavoro che piace a tanti. Un attaccamento eccessivo al denaro fa sì che esso diventi la nostra seconda pelle, la nostra seconda identità. I soldi possono diventare un’ossessione: chi non li ha perché non li ha, chi li ha perché li ha.
C’è chi non ha soldi e proprio per questo non pensa ad altro, chi invece ne ha tanti e proprio per questo ritiene sempre di non averne abbastanza.