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don Fernando
Omelie
02 Giugno 2025

Omelia del 1 giugno 2025

Omelia di Domenica 1 giugno 2025 - Ascensione del Signore, Anno C

Sia la prima lettura che il Vangelo ci hanno raccontato l’ascensione di Gesù al Cielo, a 40 giorni dalla resurrezione. Cito il testo del Vangelo: Li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e venne portato su, in cielo. Due volte ricorre la parola ‘benedizione’. Ringraziamo Luca, che a differenza degli altri evangelisti, s’è ricordato di annotare che la salita di Gesù al Cielo fu accompagnata da una benedizione. Pensate, l’ultimo gesto della vita terrena di Gesù fu una benedizione. Si congedò dal mondo benedicendo.

Cos’è un gesto benedicente? Non è magia, né superstizione, è un augurio carico di grazia. Spesso a noi preti vien detto: mi benedica, padre oppure benedica i miei figli oppure benedica questi oggetti a me tanto cari. Io credo che per capire bene il gesto di una mano che benedice, occorre togliere da questo gesto quella punta di magia e di miracolismo, che molti mettono. Cos’è in fondo una benedizione? E’ Dio che posa il suo sguardo. Il benedire di Dio è il suo affetto e la sua forza, che ci spingono ad andare avanti con speranza. Non è obbligatorio che ci sia una mano perché ci sia una benedizione, Dio ci benedice anche ponendoci accanto persone positive, buone, dal cuore grande. C’è chi dice, ed è molto bello: tu sei per me una benedizione.
Chiediamoci allora: siamo benedicenti gli uni verso gli altri? La vita la benediciamo o la malediciamo? Se non impariamo a benedire, non saremo mai al servizio della felicità delle persone. Benedire non è un’esclusiva dei preti. So di genitori che ogni mattina lasciano il proprio bimbo davanti alla scuola tracciandogli un segno di croce sulla fonte. Ripeto: impariamo a essere benedicenti! A me piace sentire certi modi di dire: Che Dio ti benedica oppure tu per me sei una benedizione oppure quella persona, da quando è tra noi, è una benedizione. Parole del genere sono un’iniezione di luce e speranza. Il venire benedetti ci aiuta ad amare la vita anche quando la vita si tinge di grigio. Un gesto benedicente ha la forza di farti proseguire il cammino quando tutti si aspettano che tu lasci perdere. Benedire è una parola composta (bene-dire/dire bene): quando dico bene di te, io ti benedico. Benedire qualcuno non è dargli salute, denaro, fortuna, prestigio, lunga vita, ma un motivo perché continui ad amare la vita. Pensate, fin una crisi può essere motivo di benedizione. Non è una benedizione quando vai in crisi coi tuoi amici perché capisci che essi non sono un bene per te e quindi passi ad amicizie più sane? Non è una benedizione quella crisi matrimoniale che anziché affossare il legame lo risuscita e lo reimposta meglio di prima?
Gesù, visto che siamo qui a Messa nel giorno della tua ascensione al Cielo, quella benedizione che tu desti quel giorno, falla scendere anche su di noi. Sarà per noi un accompagnamento vitale.

 


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