Omelia di Domenica 25 maggio 2025 - VI Domenica di Pasqua
Questa mattina la mia omelia prende le mosse dalla prima lettura: ci ha parlato di tensioni e accese discussioni, all’interno delle prime comunità cristiane. Provo a dire con parole mie cos’era successo. Dovete sapere che i primi cristiani erano di duplice provenienza: c’era chi proveniva dalla religione ebraica e chi proveniva dal paganesimo. I provenienti dalla religione ebraica volevano che si mantenessero tante delle norme prescritte da Mosè. Invece i cristiani convertiti dal paganesimo non ne volevano sapere di questi “gioghi”, così li chiamavano. Solo che, pure gli apostoli non battevano pari tra loro.
Paolo e Barnaba ad esempio erano dell’idea che non si dovevano conservare certe norme di Mosè, perché nulla avevano da spartire col Vangelo di Gesù. Pietro invece non era del medesimo avviso. Meno male che si mise in mezzo Giacomo, vescovo di Gerusalemme, il quale operò un’abile mediazione, che fu accettata. Certo, fu un compromesso, ma era il massimo che la situazione poteva consentire.
Ecco, questi i fatti. Ci chiediamo: è possibile trarre da questa vicenda della prima comunità cristiana, qualche insegnamento per noi? Credo di sì, ho in mente due cose.
Se vogliamo che tra noi si arrivi al giusto punto d’intesa, occorre che ci sia tra noi lo Spirito Santo, che è la sorgente dell’unità. Quando la sequenza allo Spirito Santo arriva a dire “piega ciò che è rigido e scalda ciò che è gelido”, cos’è quest’azione se non un’operazione di unità? Dunque, alla sorgente dell’unità che è lo Spirito Santo occorre abbeverarsi. Quando in una comunità cristiana ci sono visuali contrapposte, anziché dire “voglio che prevalga il mio punto di vista”, occorre l’umiltà e il coraggio di dire: “Spirito di Dio, raggiungici, affinché possa prevalere il tuo parere, la tua opinione, la tua verità, solo Tu infatti hai il brevetto di ogni cosa buona.” Nei gruppi e nelle famiglie non occorre che ci sia il bene che voglio io, ma il bene che vuole Lui. Non è forse vero che spesso, troppo spesso, diamo per scontato che il nostro sia il punto vista giusto? Un ricordo scolastico. Ero in terza elementare. La maestra una mattina ci parlò della bellezza dei colori. Chiese a ciascuno di noi qual era il nostro colore preferito. Ricordo che io dissi: l’azzurro. Altri invece il verde, il rosso, ecc… La maestra poi continuò, arrivandoci a dire che anche Dio aveva il suo colore preferito. E tutti noi: quale maestra? Quale colore? E lei: “bimbi, il colore preferito di Dio è l’unità, l’andar d’accordo, il volersi bene.” Non ci aspettavamo quella risposta, ma ci piacque tanto.
Gesù, manda su di noi il tuo Santo Spirito, che venga a guidare i nostri passi verso quell’unità che tu tanto desideri per le nostre famiglie, i nostri gruppi e le nostre parrocchie.