In parrocchia a Montecchio E. ciclo di incontri per genitori – adulti nell’era digitale.

A che età comprare il cellulare? Quanto tempo lasciarglielo usare? È bene che abbia un profilo facebook? E l’uso degli altri social? Queste e altre domande attraversano la mente di tanti genitori, acuite dalla difficoltà di sentirsi spesso rispondere: “ma voi siete gli unici genitori che non lasciano fare certe cose. I miei amici le fan tutti”.

Per questo motivo abbiamo pensato innanzitutto di mettere in rete diverse agenzie educative del territorio, trovando la disponibilità delle parrocchie di Montecchio E., di Villa Aiola e della Scuola Santa Dorotea. Così abbiamo contattato l’associazione My.Me, che si occupa di educazione digitale, e, sull’onda del convegno intitolato “Disconnect” avvenuto a Reggio Emilia presso la Scuola San Vincenzo sabato 05 novembre, abbiamo ideato “Disconnect Lab”.

Si tratta di un ciclo di tre appuntamenti, che non vogliono essere la classica conferenza frontale, ma momenti dinamici e coinvolgenti. L’utilizzo delle nuove tecnologie sarà volutamente trattato con approcci diversi e complementari, senza la pretesa di esaurire un tema così vasto, ma con la volontà di prendere consapevolezza di alcuni aspetti importanti e indicare delle prospettive educative di fondo.

Per questo, presso l’oratorio don Bosco di Montecchio Emilia, in via Franchini n. 43, alle 20.45, interverrà l’11 novembre il dott. Alberto Sabatini, giornalista e media educator, il 18 novembre la dott.ssa Cinzia Giubbarelli, psichiatra, e il 28 novembre la dott.ssa Eleonora Crialesi, avvocato. La partecipazione è gratuita e si possono chiedere ulteriori informazioni contattando don Giancarlo Minotta(333-2058835)  o Benedetta Fantuzzi presso la Scuola Santa Dorotea (349-3781055) di Montecchio E.

Don Giancarlo Minotta


Visualizza la locandina


Caro Don Lao,
fin dall'inizio ti sei presentato icona del Padre misericordioso, quando hai cominciato a salutare con l'abbraccio delle tue larghe braccia tutti noi, senza distinzione se non per una preferenza particolare per i bambini, i malati, gli anziani e i più poveri.
Ci hai insegnato a non aver paura ad andare incontro alla gente, ad andare in periferia (come dirà papa Francesco), ad esprimere segni di tenerezza e di affetto.
La porta della canonica ha cominciato ad aprirsi alle tante persone, schiacciate da bisogni materiali e spirituali, che hanno sempre trovato in te sostegno e conforto.
Hai cominciato subito a parlarci dell'amore di Dio, della sua misericordia non con frasi fatte, ma come uno che ne fa continuamente esperienza, perché sta sempre con Lui (anticipando in modo profetico papa Benedetto e papa Francesco).
Sei arrivato accompagnato dalla fama di un prete importante, molto colto e capace, per gli incarichi che avevi ricoperto e che ancora avevi. Ma tu, con noi, ti sei sempre rivestito di umiltà e hai cercato di insegnarla anche a noi. Quanti libretti di "detti dei Padri del deserto" hai regalato! Non solo, ma qui a Calerno, come dice S.Paolo di Gesù, hai imparato l'umiltà dalle cose che hai patito.

Calerno 29 ottobre 2016
Letture: Fil 1,18b-26; Lc 14,1.7-11

Forse anche don Lao, in questi ultimi mesi nei quali la malattia minava progressivamente il suo fisico, si è chiesto, con san Paolo: che cosa è meglio per me? Lasciare questa vita ed essere con il Signore, oppure continuare a vivere nel corpo, e dunque in questa condizione terrena, per essere più utile ai suoi cristiani, e in particolare a questa comunità di Calerno, alla quale ha voluto tanto bene, e che ora lo piange?
Per Paolo, il dubbio si apre alla fiducia di rimanere ancora in mezzo ai suoi cristiani; per don Lao, invece, è arrivata l’ultima chiamata, l’invito all’ultimo viaggio. Don Lao – così mi ha detto chi lo ha visto nel letto dell’ospedale – ha sentito avvicinarsi nella sua carne sofferente l’ora della morte, ha potuto prepararvisi. Forse ha pensato, in questi ultimi giorni (magari non proprio con queste precise parole): per me ormai il vivere è Cristo, e morire un guadagno!
E, in ogni caso, credo che avrebbe sottoscritto senza nessuna esitazione ciò che l’apostolo scriveva poco prima ai Filippesi: «Ho piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva, sia che io muoia».
Si dovrebbe dire così di ogni credente, naturalmente: ma in don Lao (e non solo in questi ultimi mesi e anni segnati dalla tribolazione della malattia) è come se la sua generosa e tenace dedizione al Signore e alla Chiesa si fossero proprio «fatti carne»: diventati voce, gesto, parola eloquente; si fossero tradotti nei movimenti con i quali sollecitava la comunità a partecipare al canto o alla preghiera, o nel suo fermarsi a salutare tutti, nei suoi abbracci, nel suo esprimere anche fisicamente attenzione, partecipazione, gratitudine, compassione e comunque condivisione di gioie e sofferenze, di vicende e momenti belli o penosi... e poi progressivamente anche nella sua carne segnata da una sofferenza sopportata con tenacia, senza mai perdersi d’animo, con quella pazienza a tutta prova» di cui parla altrove Paolo, con quella carità che «tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13, 7), con quel sapersi affidato a Dio, di cui ha dato prova fino all’ultimo.

Mio testamento spirituale.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Sia sempre adorato, lodato e ringraziato l’unico vero Dio. A lui, al Signore Dio, la mia rinnovata professione di fede, il mio canto di riconoscenza e di gioia per avermi creato e fatto cristiano per un dono gratuito del Suo amore. La mia gioia per essere stato chiamato a far parte del Suo popolo, il popolo santo, la Chiesa di Cristo, nella quale desidero restare, come figlio devoto in vita e anche dopo la morte nella Gerusalemme del cielo.

Lode ancora a Dio per avermi chiamato, nonostante la mia povertà e indegnità, ad essere sacerdote. Dio mi ha dato una famiglia santa a cui devo tanta parte della mia fede e della mia vocazione. Dio benedica e ricompensi per la vita eterna il papà, la mamma, mio fratello e mia cognata, mio nipote e la sua famiglia.

Anche questa sera, alle ore 21:00, recita del Santo Rosario in chiesa.
Domani mattina chi non troverà posto in chiesa potrà seguire la funzione sia sul sagrato, dove saranno presenti diverse seggiole e un collegamento audio, che in palestra, allestita con seggiole e un collegamento audio-video.

Questa sera, alle ore 21:00, recita del Santo Rosario.
A seguire, veglia di preghiera fino a sabato mattina, quando alle ore 09:00 si celebrerà il funerale, con la Messa presieduta dal vescovo Massimo Camisasca.
La salma di don Lao è visitabile dal tardo pomeriggio di oggi nella chiesa di Calerno.

Riportiamo il bell'articolo sul nostro don, uscito oggi sul sito de La Libertà.


È morto don Lao Fontana, parroco di Calerno

Funerale presieduto dal Vescovo sabato alle 9 nella chiesa parrocchiale di Calerno

La mattina di giovedì 27 ottobre, nell’ospedale di Montecchio, è morto don Stanislao Fontana, per tutti don Lao, parroco di Calerno e già segretario del vescovo Gilberto Baroni.  Aveva 78 anni. Si trovava ricoverato in seguito alle complicazioni cardiache di un grave male che lo aveva aggredito alcuni mesi or sono, dapprima alle gambe, trasmettendosi in seguito alla spina dorsale e costringendolo alla carrozzina e al letto.
La paralisi agli arti inferiori non gli ha impedito di esercitare fino agli ultimi giorni il suo ministero di sacerdote generoso, sorridente e pieno di sapienza evangelica, di celebrare la santa Messa e di organizzare la vita della parrocchia, con l’aiuto del diacono William Piccoli. Soprattutto, fatto realmente straordinario, don Lao ha continuato ad ascoltare, consigliare e confessare persone; fino alla settimana scorsa, pur provato da forti dolori, riceveva volentieri numerose visite dal letto che si era fatto installare a pianterreno all’ingresso della canonica.
È stata questa la sua “cattedra”, dalla quale ha edificato popolo di Dio e tanti confratelli, come ricordano commossi monsignor Emilio Landini e monsignor Franco Ruffini.
Una testimonianza di fede autentica, coraggiosa e perseverante, impreziosita quotidianamente dalla litania con cui don Lao ha accolto l’ora della sofferenza – “Io sto bene”, “Il Signore mi è vicino”, “Accetto ciò che Dio mi manda” – come se la malattia non lo riguardasse.
Perciò era giusto partire dal fondo, nel sintetizzare la parabola terrena di questo uomo di Dio, prima di passare in rassegna una biografia comunque molto ricca.

Per analizzare il post 6 ore 2016 bisogna davvero parlare di “emozioni”: c’è l’emozione di vedere ancora una volta la disputa del torneo (e non è così scontato se si pensa che,  tre giorni prima, figuravano iscritte solo una quindicina di persone) e di conseguenza c’è poi l’emozione di vedere vecchie e nuove leve, vecchi e nuovi volti giocare, scherzare, divertirsi in una domenica pomeriggio diversa da tante altre.

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