Dal 6 agosto la certificazione diventerà obbligatoria
per accedere a molti luoghi e servizi, ma non tutti.


Il Green pass, che da domani servirà obbligatoriamente per accedere a diversi luoghi pubblici e usufruire di tanti servizi, come influirà sulle attività pastorali? In una lettera inviata ai vescovi e quindi alle comunità cristiane, la Presidenza della CEI ha condiviso le informazioni necessarie per capire come orientarsi.
Innanzitutto, la certificazione non è richiesta per partecipare alle celebrazioni liturgiche. Si dovrà dunque continuare a rispettare le regole già esistenti: gel, mascherine, distanziamento tra i banchi, comunione solo nella mano, niente scambio della pace con la stretta di mano, acquasantiere vuote. Non serve neanche per le processioni, per le quali rimane valido l’obbligo di indossare la mascherina e di mantenere una distanza interpersonale di due metri per coloro che cantano e un metro e mezzo per tutti gli altri fedeli.
Il Green pass è invece obbligatorio dal 6 agosto per accedere ad altre attività organizzate o gestite da enti ecclesiastici e religiosi: spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportive, qualsiasi servizio di ristorazione con consumo al tavolo al chiuso (compresi i bar), musei e mostre, istituti e luoghi di cultura, convegni e congressi, sagre e fiere, piscine e palestre al chiuso (anche all’interno di strutture ricettive), centri culturali, sociali e ricreativi per le attività al chiuso. Inoltre, la certificazione serve per i ricevimenti successivi alle celebrazioni (ad esempio le feste di nozze o della comunione) e per l’accesso alle RSA.
Sono esplicitamente esclusi da quest’obbligo i partecipanti ai centri educativi per l’infanzia, compresi quindi quelli estivi parrocchiali (oratori, GREST…), anche se durante essi si consumano pasti. Sono esonerati anche i minori di età inferiore ai dodici anni e i soggetti esenti sulla base d’idonea certificazione medica. Il controllo del possesso del Green pass spetta agli organizzatori dell’attività.

Da un sito cattolico, 5 agosto 2021

 

Omelia di Domenica 1 agosto 2021 - XVIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Il Vangelo di questa Messa domenicale è la continuazione di quello di domenica scorsa. Solo che, mentre domenica scorsa l’atmosfera che si respirava nel Vangelo era di esultanza per il miracolo dei pani, questa volta invece l’aria è diversa. Perché? Perché Gesù non rimase contento del miracolo fatto. Risentiamo le sue parole: voi mi cercate solo perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Provo a esprimere con mie parole il disagio di Gesù.

Omelia di Domenica 25 luglio 2021 - XVII Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

C’era un ragazzo, ebreo, che aveva molti interessi e curiosità. Era da mesi che in casa, e fuori, sentiva parlare di un certo Gesù di Nazareth. Ne sentiva parlare come di un uomo speciale, fascinoso, che nel parlare incantava. Bè, un bel giorno venne a sapere che questo Gesù era nei paraggi e lui allora non volle assolutamente perdersi quest’occasione. Disse tra sé e sé: Lo voglio vedere! Anche per poter dire agli amici: Io l’ho visto! Essendo un ragazzo organizzato e previdente, e sapendo che Gesù era, sì, nei paraggi ma non proprio dietro l’angolo, si fece dare dalla mamma un pò di merenda. Partì e in poco tempo arrivò dove era Gesù: c’era già tantissima gente, si fece spazio tra le persone e riuscì ad arrivare fin in 1^ fila, pensate, a pochi metri da Gesù.

Omelia di Domenica 18 luglio 2021 - XVI Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Ma che belle parole abbiamo sentito dalla bocca di Gesù! Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’. Cos’era accaduto? Che gli apostoli erano appena tornati dalla loro 1^ esperienza a di evangelizzazione e Gesù, vedendoseli arrivare, sì, contenti, ma anche trafelati e stanchi, disse suppergiù così: Amici, vi vedo smaniosi di raccontarmi tutto. Tranquilli, avrete tutto il tempo di farlo, ora però facciamo una cosa: troviamoci un posticino rilassante in cui riposarci. Notate, al rientro degli apostoli, la 1^ cosa che Gesù fece non fu di voler sapere com’era andata, ma di notare la stanchezza sul loro volto. L’attenzione alle persone viene prima di ogni altra cosa. Vorrei adesso cogliere il filo rosso che attraversa l’intero brano evangelico.

Omelia di Domenica 11 luglio 2021 - XV Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Gesù chiamò a sé i 12 e prese a mandarli 2 a 2. Così è iniziata la lettura del Vangelo. Se Gesù era venuto nel mondo per annunciare il Vangelo, fino a quel momento lo aveva fatto lui, ora toccava agli apostoli, i quali per la 1^ volta, si trovarono a predicare il Vangelo. Proviamo un attimo a metterci nei loro panni. Non erano mai stati missionari, non avevano mai predicato, tra l’altro non è da escludere che fossero analfabeti. E poi, andare di casa in casa ad annunciare una novità così enorme come l’inizio di una nuova era religiosa, davvero era una cosa grossa. Si saran chiesti: chi mi ascolta mi darà del matto? Saprò parlare? Saprò essere convincente? Io non sono mica Gesù, non ho la sua autorevolezza, il suo sapere, la sua scioltezza. E se verremo rifiutati? Oppure se mi rivolgeranno domande a cui io non saprò rispondere? Insomma, c’era negli apostoli, essendo la loro 1^ esperienza di annuncio, un comprensibile sentimento di trepidazione. Il Vangelo di domenica prossima ci racconterà come si concluse questa spedizione missionaria.

Omelia di Domenica 4 luglio 2021 - XIV Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata messa nella mia carne una spina. Ha catturato la mia attenzione questa frase di S. Paolo contenuta nella 2^ lettura. Non sappiamo cosa fosse esattamente per l’apostolo questa spina nella carne, ma cos’è per noi lo sappiamo. E mi spiego. Tutto deve partire dalla parole affinché io non monti in superbia. E cioè: se ciascuno vuole combattere il suo orgoglio - e tutti siamo pieni, troppo pieni di noi stessi - sappia che occorre partire da quella spina nella carne che è in tutti. Qualche esempio.

Omelia di Domenica 27 giugno 2021 - XIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Vorrei intitolare così quest’ultima domenica di giugno: il trionfo della vita. Perché? Perché il Vangelo ci ha riferito che a 2 donne, una morta e una ammalata, una adulta e una bambina, Gesù diede, alla 1^ la vita e alla 2^ la guarigione. Dunque, è davanti a noi questa mattina un Gesù amante della vita, un Gesù sorgente di vita, un Gesù al servizio della vita, specie la vita malata e scartata. Pure nella 1^ lettura abbiamo letto che Dio è Colui che ha creato tutte le cose perché vivano. Bè, io credo che un modo tra i più necessari di servire la vita, specie la vita sofferente, sia la vicinanza.

Omelia di Domenica 20 giugno 2021 - XII Domenica del Tempo Ordinario, Anno B

Messa prefestiva
Mi ha colpito nel Vangelo lo scambio di battute tra Gesù e gli apostoli. Svegliarono Gesù e gli dissero: ‘Maestro, non t’importa che siamo moriamo?’ Si destò, minacciò il vento e disse al mare: ‘Taci, càlmati!’ Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: ‘Perché avete paura? Non avete ancora fede?’ Vien da dire: Ma Gesù, stavate affondando tutti, perché ti ha così sorpreso lo spavento degli apostoli? Credo che la risposta sia questa.

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