La nostra amicizia per loro è la vita


Tutto è nato circa un anno fa quando Egle, presidentessa dell’ANFFAS, ha chiesto all’Anna se potevamo organizzare delle feste per i ragazzi disabili. Cosi è nato il desiderio di conoscerli e, una volta la settimana, siamo andati a fare merenda con loro. Stando con i ragazzi, sia noi che i responsabili dell’ANFFAS dopo ogni festa rimanevamo sempre più entusiasti. Cosi ci hanno chiesto di passare con i ragazzi un pomeriggio alla settimana organizzato interamente da noi.

Questo gesto ha fatto nascere presto un’amicizia particolare con ciascuno di loro. Tanto è vero che Egle ci ha ricordato più volte che noi siamo gli amici che vorrebbero! La nostra amicizia, la nostra storia, per loro è la vita: incontrare noi è incontrare la vita. Infatti, tutti i venerdì scendiamo gli scalini, apriamo la porta e veniamo letteralmente assaliti dai loro abbracci e baci.

 

La violenza, il dolore e i bambini di suor Marcella


Quest’estate alla GMG alcuni fatti (la visita alla Sagrada Família, l’incontro con don Julián de la Morena...) hanno acceso in me il desiderio di mettere a disposizione il mio lavoro come mezzo di costruzione della Chiesa nel mondo. Così a fine novembre, poco dopo la laurea in architettura a Torino, sono partito per Haiti per aiutare suor Marcella nella sua missione. Subito ho provato un senso di grande desolazione: qui tutto è pervaso da un dolore e da una violenza che non avevo mai visto. Le strade sono piene di mendicanti, le case sono pochissime: la maggioranza vive in baracche, tende ed edifici diroccati. L’elettricità non esiste quasi, quindi quando il sole cala è pericoloso girare. In una situazione così la fede è messa duramente alla prova, e non è più possibile appiccicare frasi e nomi.

Jannacci: così ho visto la carezza del Nazareno

 

«Sì, ho visto la carezza del Nazareno. È successo su un tram di Milano, tanti anni fa». Enzo Jannacci oggi arriva al Meeting a presentare con un grande concerto il suo ultimo cd The Best. A settantaquattro anni, è un uomo che parla con Cristo, che lo cerca ogni giorno, perché - ci dice - ne ha «un gran bisogno». L'amico fraterno di Giorgio Gaber, il "saltimbanco" che ai tempi del Derby cantava le storie di peccatrici e peccatori, della sofferenza di Milano operaia e di poveracci che si suicidano, non ha smesso di credere in un mondo migliore e soprattutto non ha ritrovato la fede, semplicemente perché non l'ha mai perduta: «Credo molto in Dio, ci parlo - rivela in quest'intervista - e non sono mai stato ateo». 

 

La domenica delle Palme ascolteremo, come al solito, il racconto della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, quest’anno secondo Luca. Inizieremo con l’ingresso trionfale in Gerusalemme, il tradimento di Giuda, l’ultima cena, la preghiera e l’arresto al Getsemani, il processo davanti ad Anna e Caifa e quello da Pilato ed Erode; infine la via Crucis e la morte di Gesù.

 

Ora ci fermeremo solo sui versetti che raccontano il processo civile (una parte) e la morte in croce; però ci è utile ritornare solo per un momento a quello che è accaduto dopo l’ingresso trionfale a Gerusalemme.

 

Edizione straordinaria



Non ho mai visto uno sguardo così lieto


Gli avvenimenti hanno il potere di riaccendere la memoria, illuminando di senso, particolari che erano rimasti nascosti, quasi dimenticati. Anche noi siamo come quei ricordi: quasi non esistiamo finchè qualcosa viene a illuminarci, a darci senso.

Quattro luglio 2011. Due anni dopo il famoso incontro nella Cappella Sistina, con alcuni artisti ero stato invitato a celebrare con un dono personale gli ottantacinque anni di Benedetto XVI, in Vaticano. 

 

Il lavoro, la malattia: la fioritura dell’umano

 

«Che cosa succede quando mi accade l’avvenimento cristiano? La fioritura dell’umano». La prima reazione è stata pensare: vuol dire che col cristianesimo tutto si sistema, c’è il centuplo quaggiù eccetera. In questi giorni mi sono capitati due fatti che mi hanno spiazzato rispetto a questa prima reazione. Il primo. Mio figlio è rimasto senza lavoro causa ridimensionamento dell’organico.

 

Com’è piccola la nostra opera e com’è grande il Mistero

 

Dopo un pomeriggio trascorso in caritativa con gli amici di “Incontro e Presenza” nel carcere milanese di San Vittore, Anna ha scritto questa lettera.

“Ciao Pedro, oggi uscendo dal carcere ho pensato che è veramente un miracolo quello che accade là dentro. Com’è inadeguato pensare che l’affetto di Said e degli altri sia dovuto ad una nostra capacità.

 

Metti una sera, a cena con Pascoli...

 

Fine novembre: gita con tutte le seconde a visitare la casa di Giovanni Pascoli. Arriviamo a Castelvecchio, nel lucchese. Visitiamo la casa, leggiamo le poesie nel giardino, poi via di nuovo, in direzione di Barga. Verso la fine della giornata due ragazze raccontano del loro "incontro" con il poeta: si sono accorte che nelle sue parole c'era un bisogno, un mistero, la voglia di qualcosa di più delle solite abitudini.

 

“La mia vita è cambiata radicalmente”

 

Carissima Daniela,

Ciao! Si sono proprio io! Finalmente ti scrivo! Come ti ho già spiegato, il motivo per cui ti invio questo scritto è molto, molto subdolo: devo infatti “smaltire” le numerosissime carte da lettera che mi hanno regalato quando ho compiuto 18 anni.

Scherzi a parte, sono molto felice di scriverti cosi posso parlarti un po’ di me.

 

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