Omelia di Domenica 13 novembre 2022 - XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
Suppongo che in tanti siate rimasti colpiti dalle immagini quasi da paura del Vangelo che abbiamo ascoltato. Cos’era successo? Che Gesù, trovandosi a parlare della fine del mondo, utilizzò le categorie apocalittiche del tempo, le quali se da una parte non vanno prese alla lettera, dall’altra il messaggio forte in esse contenuto, va colto. Su una frase in particolare concentro la mia riflessione: nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. E cioè: ciascun essere umano è talmente prezioso, che fin ogni suo capello è importante.
XXXIII Domenica
Tempo Ordinario - Anno C
Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». (...) Diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. (...) Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Omelia di Domenica 6 novembre 2022 - XXXII Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
Anche ai tempi di Gesù ci si interrogava su cosa c’era dopo la morte, se il niente o un’altra vita. E anche allora le opinioni differivano. I sadducei ad esempio erano un partito religioso che negava che ci fosse un’altra vita dopo la morte. Gesù non la pensava così. E un giorno si trovarono a discutere proprio di questo argomento. Il Vangelo di questa domenica riporta uno stralcio di quella conversazione. Venne sottoposto a Gesù un caso abbastanza inverosimile, la storia di una donna che rimase vedova sette volte perché ogni volta che moriva il marito se ne trovava un altro, che a sua volta moriva. Un caso quasi ridicolo col quale questi sadducei volevano ridicolizzare proprio ciò in cui credeva Gesù, il passaggio dei morti alla vita eterna. La domanda a Gesù fu questa: se questo Paradiso c’è, questa donna in Paradiso di chi sarà moglie, visto che ha avuti ben sette mariti? La risposta di Gesù l’abbiamo sentita, della risposta sua sottolineo una cosa.
Le persone in Paradiso saranno come angeli dice Gesù. Che vuol dire: se andremo in Paradiso, il corpo che avremo non sarà più quello fisico che abbiamo adesso, ma sarà un corpo glorioso, celeste, simile a quello degli angeli. E però pur essendo incorporei, non saremo impersonali, ognuno conserverà la sua personalità. Rimarremo noi, ciascuno nella sua individualità. Saremo come Gesù subito dopo essere risorto, quando appariva agli apostoli passando per le porte chiuse.
Bene, come lui anche noi, una volta in Cielo, la nostra umanità e identità non verrà cancellata.
Concludo con una bella citazione di M. Blondel, che ebbe a dire su questo argomento: Uno dei miei pensieri più cari è che noi ritroveremo nell’eternità tutto quello che abbiamo ammirato, amato e scarificato in questo mondo.
XXXII Domenica
Tempo Ordinario - Anno C
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Omelia di Martedì 1 novembre 2022 - Festa di Ognissanti
Oggi è la festa di tutti i santi. Chi sono i santi? Non dico i santerellini, ma i santi? Quanti sono? Dove risiedono? In Cielo? Ad alcune di queste domande risponde la prima lettura della Messa: Udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo santo: una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Ecco i santi: sono una moltitudine sterminata e se ora sono in Cielo, è perché l’hanno meritato con una vita qui sulla terra vissuta nel gradimento di Dio.
Omelia di Domenica 30 ottobre 2022 - XXXI Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
Questa domenica ci mette innanzi un gioiello di Vangelo. Siamo a Gerico, in Palestina, e lì avviene l’incontro tra Gesù e un uomo di nome Zaccheo. Ed è grazie a quest’incontro che quest’uomo cambia vita.
Tre cose mi piace sottolineare di questo episodio.
La prima - Zaccheo da tempo cercava d’incontrare Gesù e quando lo incontrò scoprì che anche Gesù lo stava cercando. Il cercatore si accorge di essere cercato. Avviene come quando un ragazzo dopo mesi di corteggiamento riesce finalmente a ottenere il sì dalla ragazza tanto desiderata... e cosa scopre? Che anche lei da tempo provava interesse per lui. Bene, così fu per Zaccheo e Gesù: il loro incontro fu l’esito di due ricerche, l’approdo di due desideri, il risultato di un tendere l’uno verso l’altro. Ora, anche per il credente è così: nel cercare e nell’incontrare Dio, scopre che Dio da sempre era alla ricerca di lui.
XXXI Domenica
Tempo Ordinario - Anno C
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.