Mi ricordo le parole di Don Giordano prima della partenza a Castelnovo Monti per Loreto: «Fare il pellegrinaggio non vuol dire solo mettere un piede davanti all’altro: perché abbia un significato il pellegrinaggio deve trasformarsi in un cammino del cuore, in uno strumento di conoscenza e di arricchimento dello spirito».
Io aggiungo che il pellegrinaggio è la testimonianza sofferta del cristiano che lascia tutto per completare la realizzazione della propria persona...
Per me il cammino è stato distacco dalla quotidianità, ma non per fuggire, è esattamente l’opposto! Un’occasione per avere un orizzonte vasto per riflettere sulla vita, sulle scelte, sul futuro. In famiglia ho sostenuto e sostengo che un altro mondo è possibile e credo che esista davvero una possibilità di vita diversa dall’attuale catena (Consuma-Produci-Crepa). Ci sono momenti in cui si ha l’impressione che nel nostro mondo inquinato dalle guerre, non ci sia più speranza, e allora è nomale sognare un Arca di Noè che ci porti altrove per trovare qualcosa di meglio. Non è da marziani sognare e sperare in un mondo diverso, è da marziani rinunciare ai sogni.
I momenti più belli del pellegrinaggio?
Le ore di silenzio al buio e in fila indiana. Secondo me solo il silenzio permette alle persone di comunicare e conoscersi davvero... Ma non basta chiudere la bocca, bisogna aprire il cuore e fare spazio all’altro. Il silenzio desiderato è un grande amico, quello imposto può diventare un nemico, e i ragazzi sono stati bravi.
Il momento più brutto?
La lavata di testa da parte del DON quando mi sono preso la licenza di “tagliare”, portandomi dietro quasi tutta la compagnia. Però sono riuscito a sgranchirmi le gambe, andavamo troppo lenti...
Il più divertente?
Il bagno in una piscina privata da parte di tutti. All’inizio l’acqua era azzurra, alla fine... GRIGIA!
Il momento più emozionante?
L’entrata dei ragazzi in ASSISI.
Il momento più triste?
La partenza da RE.
Il momento più buffo?
La caduta del Don nel lago Trasimeno...
Il più... NOSTALGICO?
Quando un gruppo di vecchietti mi ha detto: «Finalmente rivediamo sventolare una bandiera rossa!». Portavo una bandierina rossa per segnalare la fine del gruppo...
Padre Maria Turoldo, ha scritto: «Io credo che l’uomo non possa realizzarsi senza il silenzio e la preghiera. Questa sarebbe la vera rivoluzione: il mondo non prega? Io, noi preghiamo. Il mondo non fa silenzio? Io, noi facciamo silenzio e ci mettiamo in ascolto».
Sono certo che il cammino ha aiutato i partecipanti a conoscersi meglio. 15 giorni di marcia in compagnia di altre persone valgono come 10 anni di convivenza.... Alla fine diventi un libro aperto, non riesci più fingere: quello... sei veramente TU! La gioia, il dolore, la fatica, ti aiutano a conoscerti, ad apprezzare il tuo corpo, ti rendi conto che sei una meraviglia, che il corpo è un miracolo e hai tanta determinazione dentro di te.
A volte, quando sei veramente stanco ti domandi: «Ma chi me l’ha fatto fare?». Vero Fabiana?
La risposta da parte mia l’ho trovata: è la passione per ciò che si sta facendo, la voglia di conoscere e di mettersi alla prova, l’arricchimento dello spirito, offrire qualcosa per qualcuno e la soddisfazione nel raggiungere la meta.
Qualcuno di noi ha provato la delusione di fermarsi qualche giorno o qualche ora per guai fisici: pare che il mondo ti cada addosso... Invece, quando il dolore è forte e ti costringe a stare fermo mentre i tuoi amici e compagni proseguono, ti permette di vedere che, ogni volta che credi di aver mancato un obiettivo in realtà ne stai raggiungendo un altro. Esempio: apprezzando quelli che ti verranno incontro , condividendo con te un momento difficile offrendoti solidarietà: chi per farti un massaggio, chi per darti la sua medicina, chi per portarti lo zaino, chi proponendoti un indovinello, per distogliere la tua attenzione dal dolore che stai cercando di vincere. Fabiana ha dovuto saltare qualche spezzone di tappa e qualche tappa l’ha percorsa in mia compagnia in retrovia, ma spero che sia contenta e abbia capito che l’importante è arrivare alla meta, e che il “cammino” non è finito ad Assisi, ma continua al suo paese, col suo comportamento, coi racconti fatti agli amici e amiche.
Voglio svelarvi un mio segreto: sono partito da Reggio con un sasso nello zaino…. PERCHE’?????? Il cammino è di per sé una penitenza: i pellegrini in passato, oltre al corredo necessario, caricavano sulle loro spalle un peso ulteriore e superfluo, come pena per i peccati commessi. In questo modo chiedevano perdono a Dio per averlo offeso, per non aver osservato i suoi comandamenti. Anch’io ho sentito il bisogno di chiedere perdono a Dio alla maniera dei pellegrini del passato, e………………… così ho “PIAZZATO” il “mio” sasso vicino al portone d’ ingresso della Basilica di San Francesco. Avevo accennato del sasso a Don Giordano ottenendo come risposta: «Il camino è già una sofferenza, perché aumentarla?». Bhè, io sono fatto così...
Eravamo una cinquantina di persone e il lato positivo di muoversi in gruppo è la solidarietà, la volontà di agevolare il più debole , chi è in difficoltà. Devo dire che tutti e dico tutti si sono dati da fare per alleviare il Dolore e lo sconforto a chi era in difficoltà, STUPENDI. Questa è stata veramente una delle più belle esperienze che ho vissuto, le parole non bastano mai a raccontare le cose più grandi, anzi... spesso tanto più le esperienze sono forti, tanto più a fatica si trovano i termini adeguati per raccontarle, per condividerle. Mi sento davvero fortunato ad aver avuto questa opportunità e ringrazio per questo il Buon Dio, e Don Giordano che mi ha permesso di aggregarmi a questo splendido gruppo di ragazzi. Li ringrazio tutti per avermi accolto come uno di loro, come un pari età e prego il Buon Dio che l’umiltà, la generosità, vissuta durante il “cammino” NON termini a Assisi, ma continui anche a casa, nell’ambiente scolastico e in quello lavorativo.
Un pensiero allo scomparso Don Chiari, che mi ha avviato a queste “passeggiate” l’eterno riposo……………………………
Ancora grazie e alla prossima, a Dio piacendo.
Vi scrivo l’ultima preghiera per il ns. Don Giordano, letta presso le suore, prima di partire per il ritorno a Reggio: «Con indomito cipiglio, con profonda e schietta Fede, il nostro Don Giordano ci ha istruito in ogni sede: l’omelia giornaliera, i rapporti personali, poi gli incontri della sera, le preghiere e i rituali. Lo vogliamo ringraziare per la sua UMIL presenza: di consigli e di preghiere non si può restare senza! Signore proteggilo, noi ti preghiamo».
Un abbraccio a tutti
Il vecio Giorgio.
P.S.: Verso la metà di Settembre conto di organizzare un’escursione sulle Dolomiti, con pernottamento in un rifugio e... SOLO chi risolverà questo mio giochino, potrà iscriversi!!!
Allora: mettiti sull’uscio di casa, fai 25 passi verso EST e dimmi il numero di 4 cifre che stai pestando.