Omelia di Domenica 15 Maggio 2022 - V Domenica del Tempo di Pasqua, Anno C

Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri.
Queste parole sono il cuore del breve Vangelo di questa domenica. Un antico saggio orientale diceva che se lui avesse avuto per un istante l’onnipotenza di Dio, l’unico miracolo che avrebbe compiuto sarebbe stato quello di ridare alle parole il loro significato originario. Se questo saggio fosse qui, l’abbraccerei, perché in questo nostro tempo sta proprio accadendo che parole importanti vengano sempre più distorte e travisate. E in questa triste sorte stanno cadendo parole del calibro di AMORE, PACE, LIBERTA’, FAMIGLIA.

Omelia di Domenica 8 Maggio 2022 - IV Domenica del Tempo di Pasqua, Anno C

Abbiamo appena ascoltato la bella pagina di vangelo in cui Gesù paragona se stesso ad un pastore e noi cristiani al suo amato gregge. E pure il versetto dell’alleluia ci ha detto: Io sono il buon pastore conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. Nel Vangelo di Giovanni, qualche riga prima del nostro brano evangelico, Gesù precisa: il pastore chiama le pecore una ad una. Mi son detto: non fan così anche i papà e le mamme con i figli?

Omelia di Domenica 1 Maggio 2022 - Tempo di Pasqua, Anno C

Il Vangelo di questa domenica è come un bel prato verde dove qua e là ci sono fiori molto belli. Non potendo per motivi di tempo, coglierli tutto, ne colgo uno. Si tratta del grido con cui l’apostolo Giovanni riconobbe nell’uomo che stava sulle rive del lago, Gesù. E’ il Signore, così grida. Si tratta di un’esclamazione spontanea, immediata, che contiene tutto. Io credo che finché non esce anche da noi il grido è il Signore! Cioè, E’ Lui! E’ Lui che è qui con me ora!, manca qualcosa alla nostra fede.

Omelia di Domenica 24 Aprile 2022 - Tempo di Pasqua, Anno C

Puntualmente, ogni anno, il Vangelo della domenica dopo Pasqua ci fa riflettere su Tommaso, che io chiamo l’apostolo dal coraggio delle proprie idee. Gli apostoli non erano un gruppo omogeneo, Tommaso ad esempio si distingueva perché amava pensare con la sua testa, dire la sua apertamente, a costo di rimanere isolato dagli altri. E’ proprio questo aspetto di lui che voglio approfondire.
Il testo evangelico inizia così: erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per paura dei Giudei. Ciò significa che gli apostoli, in quel giorno di Pasqua, erano ancora una comunità chiusa, impaurita, a porte sbarrate. Con l’eccezione di Tommaso. Lui no, lui andava e veniva, infatti quando arrivò Gesù lui non c’era.

Omelia di Domenica 17 Aprile 2022 - Domenica di Pasqua

Il centro della Pasqua è la resurrezione di Gesù, ma a mio parere il ritorno in vita di Gesù non è stata la cosa più sorprendente. E mi spiego: è di Dio fare cose impossibili all’uomo, tipo la resurrezione. Invece ciò che non finisce di stupirmi è il modo in cui Gesù, da risorto, s’è presentato alle varie persone. Un modo che ha mostrato come il suo amore verso coloro che furono stati sleali con lui nei giorni prima, era rimasto intatto. Ecco perché il titolo che dò alla mia omelia di Pasqua è: Resurrezione, ovvero non prendersela. Ammettiamolo: dopo che abbiamo subito oltraggi e insulti non affiora in noi l’istinto di farla pagare a chi ci ha fatto soffrire?

Omelia di Sabato 16 Aprile 2022 - Sabato Santo

Una lettura attenta del vangelo, là dove parla di Gesù risorto, fa sorgere una domanda: perché Gesù non ha sentito il bisogno di gesti appariscenti e straordinari, capaci di far sapere a quanti più possibile che era risorto da morte? E’ una domanda legittima visto che tutto l’agire di Gesù, risorto da morte, fu un agire dimesso, senza proclami di nessun genere. Di più: in tutti gli incontri che ebbe, nessuno lo riconobbe subito. M. Maddalena lo confuse con un giardiniere, gli apostoli lo presero per un pescatore importuno (Gv. 21), i due discepoli di Emmaus le presero per il più ignaro degli abitanti di Gerusalemme, di Tommaso sappiamo la gran fatica che fece per arrivare a riconoscerlo. Mi chiedo: ma perché Gesù, insieme ai suoi apostoli, non organizzò un evento pubblico, in cui poter proclamare a chiare lettere: sono qui, sono io, sono risorto. Avvicinatevi e toccatemi pure. Perché invece adottò tanta riluttanza a evidenziare, con la massima chiarezza e semmai con qualche effetto speciale, la risurrezione? Perché tanto pudore? Io non ho la risposta, mi fido però di Gesù che se apparve soltanto qualche volta e comunicò con poca loquacità, una ragione buona certamente l’aveva.

Omelia di Venerdì 15 Aprile 2022 - Venerdì Santo

Quando ero studente di teologia, i miei proff. di Sacra Scrittura ci dicevano: Ragazzi, per capire bene il racconto della passione e morte di Gesù dovete mettervi nei panni dei vari protagonisti e chiedervi: in quale dei personaggi posso identificarmi? Se Pietro ha fatto così, non sono anch’io un po' come lui? Oppure, se Giuda o se Pilato o se il Cireneo hanno agito in quel modo, c’è forse in me qualcosa di Giuda o di Pilato o del Cireneo? Bene, in obbedienza a questo suggerimento, ho pensato: nelle ultime ore di vita di Gesù, c’è stato un uomo a cui di solito non si dà peso e che passa sotto silenzio: è Giuseppe d’Arimatea. Ebbene, in questo venerdì santo 2022, perché non proviamo a confrontarci con lui, lasciandoci interpellare dalla sua figura? Il Vangelo di lui ha detto: Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.

Le parole che ci interessano sono era discepolo di Gesù, ma di nascosto. Ho detto: questo tratto di Giuseppe è forse anche in me? E ho aggiunto: un pericolo di oggi è proprio quello di essere discepoli di Gesù ma di  nascosto. Il pluralismo di idee e di religioni e la scristianizzazione in atto da tempo, stanno rendendo tanti di noi ‘discepoli nascosti’, come Giuseppe. Quand’ero ragazzo si parlava di ‘rispetto umano’ e con questa espressione si alludeva, sì, una cosa buona (il rispetto), ma al punto (e qui si cadeva nell’errore) di giungere a rinunziare ad esprimere il proprio pensiero o la propria identità per paura di essere giudicati, derisi e rifiutati dagli altri. Ecco Giuseppe d’Arimatea e tanti di noi: siamo seguaci di Gesù, ma interiormente e non in pubblico, per non avere opposizioni o discriminazioni o un calo di popolarità. Oggi poi al pericolo di essere discepoli di nascosto si unisce quello di essere discepoli sbiaditi, opachi, irrilevanti, non incisivi. Io ritengo che come cristiani sia preferibile essere contestati che essere irrilevanti. Diceva l’altro giorno il nostro nuovo vescovo: più che efficienti, siate efficaci. Credo che il segreto per essere così sia tornare come dice S. Paolo a lasciarsi riconquistare e riafferrare dalla persona di Gesù. E’ il motivo che ci ha portato ad essere qui sta sera.

 

Omelia di Giovedì 14 Aprile 2022 - Giovedì Santo

Amare ancora, amare sempre, amare fino in fondo. E’ questo il titolo della mia omelia. Abbiamo ascoltato una pagina dal Vangelo di Giovanni, un Vangelo che a differenza degli altri tre, fa ruotare il racconto del giovedì santo non attorno all’ultima cena ma al suo significato. Nel racconto infatti non compaiono le parole sul pane e sul vino  (prendete e mangiate...) ma è solo descritta la lavanda dei piedi. Un gesto che si può interpretare così: Gesù lava i piedi per rimettere in piedi. Pensate, Gesù prende fra le mani i piedi di ciascun apostolo, quando appena prima ciascun apostolo aveva avuto fra le mani il suo corpo.

Omelia di Domenica 3 Aprile 2022 - V Domenica di Quaresima, Anno C

Desideravo questa domenica, perché sapevo che avrebbe portato con sé quella pagina splendida di Vangelo che abbiamo ascoltato: ci ha parlato del perdono da parte di Gesù di una donna sorpresa in adulterio. L’apice del brano è alla fine: Rimase soltanto Gesù e la donna. Gesù si alzò e le disse: "Dove sono andati? Nessuno ti ha condannata?" La donna: "Nessuno, Signore." E Gesù: "Neppure io ti condanno. Va', ma d'ora in poi non peccare più!" E’ un dialogo semplice, asciutto, non una parola di più e non una parola di meno, con tanta suspence. Perché? Perché la scena è carica di drammaticità. Dalle parole di Gesù dipendeva la vita di quella donna e anche la sua (di Gesù). Ripercorriamo la scena.

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