24 Marzo 2020

Consigli e una preghiera per chi non può partecipare alle esequie
a causa delle restrizioni per la pandemia di coronavirus.

 

Con la sospensione anche dei funerali decretata dal Governo per fronteggiare il diffondersi del nuovo coronavirus, coloro che in questo periodo di quarantena perdono un proprio caro non possono né organizzargli una messa con rito funebre, né accompagnarlo all’ultima dimora terrena. Mons. Angelo Lameri, docente di Liturgia e sacramentaria alla Pontificia Università Lateranense, spiega ad Avvenire come affrontare questa situazione.

21 marzo 2020

In questa settimana, io e don Daniele abbiamo celebrato 7 funerali; alcune di queste persone sono morte per coronavirus. Sono state tutte liturgie brevissime e intense.
Un bel testo su cui ho meditato questa mattina mi suggerisce queste poche righe. Uno dei rischi di un’epidemia è che ogni morto diventi un numero, ma non dev’essere così, perché i morti sono importanti, uno per uno. Sono persone e non una folla anonima: che strazio la lunga fila di camion dell’esercito carichi di bare che hanno sfilato per le strade di Bergamo! Ogni essere umano che muore è un volto, un’anima, uno sguardo, un nome. Ognuno di loro ha fatto in vita un sacco di cose, ha generato figli, s’è guadagnato da vivere, ha viaggiato, ha amato, ha litigato, ha pregato, ha cucinato, ha sognato.
Salutiamoli allora, uno ad uno, con la preghiera della Chiesa, pensando in special modo ai deceduti di Calerno e S. Ilario: “L'eterno riposo dona loro o Signore e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace.”
Un abbraccio.

 

14 marzo 2020

Visto il tempo difficile che stiamo vivendo, ho pensato di scrivervi di nuovo, sperando di non essere ingombrante. Sarò breve. Vorrei invitare me e voi a concepire questa emergenza, non come uno “stop” alla partecipazione liturgica in chiesa, ma come un modo diverso di vivere la vita parrocchiale, privilegiando la preghiera e il valore della famiglia riunita in casa. Senza obbligare nessuno, sarebbe bello che si stabilisse un orario familiare di preghiera, recitando ad esempio il rosario, anche nella sua forma breve. E nella preghiera, alle popolazioni più colpite dal contagio uniamo il ricordo delle folle di migranti che premono sulle frontiere della Grecia. La Chiesa insegna che non c’è solo il sacerdozio dei preti e dei vescovi, ma anche il sacerdozio comune dei fedeli, che si radica nel Battesimo e che si esercita ad esempio all’interno della famiglia. C’è un ministero dei genitori, da riscoprire e attuare. Concludo: siamone certi, torneremo a stare insieme come fino a qualche settimana fa. Nella Bibbia, una delle frasi più frequenti di Dio e di Gesù è: “Non abbiate paura!

Coraggio dunque, Dio è la nostra forza.   Un abbraccio, a presto!

 

8 marzo 2020

Queste righe nascono dal desiderio di offrire alla comunità un pensiero che possa essere di aiuto a vivere bene il momento delicato che stiamo passando. E’ una riflessione che s’aggiunge a quanto ho scritto la settimana scorsa. E’ convinzione di noi credenti che ogni evento, sia positivo che negativo, contenga un appello di Dio. La storia insegna: per cambiare vita spesso c’è bisogno di un trauma. Chiediamoci allora: quale può essere il messaggio per tutti noi che sta dietro al coronavirus? Credo che uno sia questo. Diceva S. Agostino: “ex malo bonum”, che significa: dal male può venire del bene. Anni fa mi colpi molto la lettura di un articolo di giornale dal titolo: “Il dono delle privazioni.” La Bibbia ci ricorda che nella vita c’è un tempo per tutto, un tempo per fare le cose e un tempo per astenersi dal farle. Cosa sono il tacere, le rinunce, gli stacchi, le limitazioni alle proprie libertà, le pause, la castità, l’assenza momentanea di cose e persone, il digiuno se non forme di privazione, volte, se vissute bene, al proprio miglioramento? Ebbene, se il coronavirus ci sta imponendo delle privazioni, viviamole come un momento di crescita personale. Rimanere a casa, non andare né scuola, né in palestra, né a danza, né alle riunioni sono occasioni per avere più spazio per noi stessi, non perché siamo egoisti ma per rivedere e reimpostare tante cose di noi, alla luce della volontà di Dio. Concludo con un pensiero e una preghiera per le vittime e i tantissimi contagiati della nostra Italia e del mondo intero.

Un abbraccio

 

DIOCESI DI REGGIO EMILIA – GUASTALLA
Comunicato del Vicario generale

“A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio,
insieme con quello della tua santissima Sposa” (Leone XIII)


Carissimi Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e fedeli della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla,
accogliendo le indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana, il nostro Vescovo invita tutta la Diocesi ad aderire all’iniziativa,
dandone la massima diffusione tra le famiglie e i fedeli.
In questo momento di emergenza sanitaria, la Chiesa italiana promuove un momento di preghiera per tutto il Paese,
invitando ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario (Misteri della luce),
simbolicamente uniti alla stessa ora: alle 21 di giovedì 19 marzo, festa di San Giuseppe
, Custode della Santa Famiglia.
Alle finestre delle case si propone di esporre un piccolo drappo bianco o una candela accesa.
Invito inoltre tutti i parroci della Diocesi a compiere un altro gesto significativo:
alle ore 21.00 precise, proprio nel momento dell’inizio della preghiera,
le campane di tutte le chiese parrocchiali suonino a festa.

TV2000 offrirà la possibilità di condividere la preghiera in diretta.
Il vescovo Massimo ha deciso di pregare personalmente il Rosario nella Basilica della Ghiara.
Il nostro Centro Comunicazioni sociali trasmetterà la preghiera in diretta streaming sui canali che verranno resi noti sul sito della Diocesi.

Mons. Alberto Nicelli

 

Curia vescovile di Reggio Emilia, 16 marzo 2020

 

Su richiesta, riproponiamo le lettere che don Fernando ha scritto alla comunità in questo periodo segnato dal coronavirus e già pubblicate sul Notiziario.

 

25 febbraio 2020

Mi accingo a scrivere queste righe alla vigilia del mercoledì delle Ceneri. La sospensione delle celebrazioni nelle parrocchie, prescritta dal Vescovo a seguito del coronavirus, ha fatto emergere un elemento a cui io non avevo mai pensato seriamente. Per tanti di noi, il mercoledì delle Ceneri, la Messa domenicale e tante altre ricorrenze sono diventati nel tempo appuntamenti scontati e ovvi. E quindi e bastata un’interruzione sia pur temporanea di alcune liturgie, per far sorgere un allarme generale. Quante telefonate critiche e preoccupate ho ricevuto! Ho potuto cogliere che una delle cose che ha pesato e stata l’assenza della comunità convocata. Quando ciò accade si percepisce che senza una comunità si perde qualcosa di importante. Noi infatti apparteniamo a una comunità cristiana che e da secoli che si dà tempi e riti per riunirsi attorno al proprio Signore. Ora, non abbiamo voluto noi disposizioni cosi restrittive, ma accogliendole stiamo imparando a sentirci solidali col nostro territorio e la sua organizzazione civile e sociale. Il Signore, pur avendoci donato i sacramenti, e più grande di essi e sa ugualmente arrivare a noi e a tutti con la sua grazia. Perché non fare di questa privazione di cose per noi cosi preziose, un’occasione per ripensare la nostra vita sacramentale e per essere più in comunione con quelle zone del mondo (v. Amazzonia) dove i sacramenti sono davvero una rarità? Concludo con un pensiero e una preghiera per le numerose vittime e i tantissimi contagiati della Cina, della nostra Italia e delle altre nazioni colpite.

Buona Quaresima

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