Omelia di Mercoledì 25 Marzo 2020 - Solennità dell'Annunciazione, Anno A

Non temere Maria! Ecco alcune parole, tra l’altro molto attuali, del vangelo di questa S. Messa. Non avere paura, Maria!
> Non so se lo sappiate, i biblisti hanno contato quante volte nella Bibbia ritorna l’espressione non avere paura! Ne è venuta fuori una cifra molto curiosa, fin misteriosa: 365 volte, proprio come 365 sono i giorni dell’anno. E’ come se ogni giorno la Parola di Dio raggiungesse il nostro risveglio mattutino con questo particolare buon giorno da parte di Dio: non avere paura! Tutte le mattine Dio ci dice: non avere paura! Parole che possiamo rendere così: non gettare la spugna; non accettare di arrenderti; sappi che il mondo è destinato a precipitare in Dio, non nel baratro. E perché Dio non ci vuole nella paura? Ma perché la paura è più contagiosa di un virus, la paura rende egoisti, ti fa ripiegare. Se hai paura sei bloccato e non vai avanti, se hai paura non ti sposi, non ti fai prete, non inizi nessuna avventura, non fai nessuna scelta coraggiosa.

24 Marzo 2020


Obbligati a casa, la Riconciliazione possiamo farla rivolgendoci direttamente a Dio,
sapendo che la confessione va fatta appena possibile.

 

«Laddove i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale, si ricorda che la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono (quella che al momento il penitente è in grado di esprimere) e accompagnata dal votum confessionis, vale a dire dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali.»

24 Marzo 2020

Consigli e una preghiera per chi non può partecipare alle esequie
a causa delle restrizioni per la pandemia di coronavirus.

 

Con la sospensione anche dei funerali decretata dal Governo per fronteggiare il diffondersi del nuovo coronavirus, coloro che in questo periodo di quarantena perdono un proprio caro non possono né organizzargli una messa con rito funebre, né accompagnarlo all’ultima dimora terrena. Mons. Angelo Lameri, docente di Liturgia e sacramentaria alla Pontificia Università Lateranense, spiega ad Avvenire come affrontare questa situazione.

I primi casi di coronavirus in Albania risalgono a lunedì 9 marzo. Dal giorno successivo sono state chiuse le scuole e anche le attività per i bambini in parrocchia. Fino alla fine di quella settimana le messe si sono tenute regolarmente, poi la conferenza episcopale albanese ha deciso di sospendere ogni tipo di attività parrocchiale. Da giovedì 12 la casa di carità di Vau-Dejȅs è stata messa in quarantena. Questo ha comportato un notevole aumento di lavoro per le suore. E’ stato permesso a me e Alessandro di continuare il servizio in casa, a patto di non entrare in contatto con altre persone. Venerdì 13 dal Centro Missionario Diocesano di Reggio, dopo aver consultato il vescovo Massimo, ci hanno consigliato di rientrare in Italia. Avrebbero contattato l’ambasciata italiana per capire come farci tornare, perché ogni via di comunicazione con l’Italia era interrotta.

21 marzo 2020

In questa settimana, io e don Daniele abbiamo celebrato 7 funerali; alcune di queste persone sono morte per coronavirus. Sono state tutte liturgie brevissime e intense.
Un bel testo su cui ho meditato questa mattina mi suggerisce queste poche righe. Uno dei rischi di un’epidemia è che ogni morto diventi un numero, ma non dev’essere così, perché i morti sono importanti, uno per uno. Sono persone e non una folla anonima: che strazio la lunga fila di camion dell’esercito carichi di bare che hanno sfilato per le strade di Bergamo! Ogni essere umano che muore è un volto, un’anima, uno sguardo, un nome. Ognuno di loro ha fatto in vita un sacco di cose, ha generato figli, s’è guadagnato da vivere, ha viaggiato, ha amato, ha litigato, ha pregato, ha cucinato, ha sognato.
Salutiamoli allora, uno ad uno, con la preghiera della Chiesa, pensando in special modo ai deceduti di Calerno e S. Ilario: “L'eterno riposo dona loro o Signore e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace.”
Un abbraccio.

 

14 marzo 2020

Visto il tempo difficile che stiamo vivendo, ho pensato di scrivervi di nuovo, sperando di non essere ingombrante. Sarò breve. Vorrei invitare me e voi a concepire questa emergenza, non come uno “stop” alla partecipazione liturgica in chiesa, ma come un modo diverso di vivere la vita parrocchiale, privilegiando la preghiera e il valore della famiglia riunita in casa. Senza obbligare nessuno, sarebbe bello che si stabilisse un orario familiare di preghiera, recitando ad esempio il rosario, anche nella sua forma breve. E nella preghiera, alle popolazioni più colpite dal contagio uniamo il ricordo delle folle di migranti che premono sulle frontiere della Grecia. La Chiesa insegna che non c’è solo il sacerdozio dei preti e dei vescovi, ma anche il sacerdozio comune dei fedeli, che si radica nel Battesimo e che si esercita ad esempio all’interno della famiglia. C’è un ministero dei genitori, da riscoprire e attuare. Concludo: siamone certi, torneremo a stare insieme come fino a qualche settimana fa. Nella Bibbia, una delle frasi più frequenti di Dio e di Gesù è: “Non abbiate paura!

Coraggio dunque, Dio è la nostra forza.   Un abbraccio, a presto!

 

8 marzo 2020

Queste righe nascono dal desiderio di offrire alla comunità un pensiero che possa essere di aiuto a vivere bene il momento delicato che stiamo passando. E’ una riflessione che s’aggiunge a quanto ho scritto la settimana scorsa. E’ convinzione di noi credenti che ogni evento, sia positivo che negativo, contenga un appello di Dio. La storia insegna: per cambiare vita spesso c’è bisogno di un trauma. Chiediamoci allora: quale può essere il messaggio per tutti noi che sta dietro al coronavirus? Credo che uno sia questo. Diceva S. Agostino: “ex malo bonum”, che significa: dal male può venire del bene. Anni fa mi colpi molto la lettura di un articolo di giornale dal titolo: “Il dono delle privazioni.” La Bibbia ci ricorda che nella vita c’è un tempo per tutto, un tempo per fare le cose e un tempo per astenersi dal farle. Cosa sono il tacere, le rinunce, gli stacchi, le limitazioni alle proprie libertà, le pause, la castità, l’assenza momentanea di cose e persone, il digiuno se non forme di privazione, volte, se vissute bene, al proprio miglioramento? Ebbene, se il coronavirus ci sta imponendo delle privazioni, viviamole come un momento di crescita personale. Rimanere a casa, non andare né scuola, né in palestra, né a danza, né alle riunioni sono occasioni per avere più spazio per noi stessi, non perché siamo egoisti ma per rivedere e reimpostare tante cose di noi, alla luce della volontà di Dio. Concludo con un pensiero e una preghiera per le vittime e i tantissimi contagiati della nostra Italia e del mondo intero.

Un abbraccio

 

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